zioni, e s’incaricherebbe della distribuzione e del riscuotere,
mediante una provvisione (p. es. del 20 per 100) che voi 0 Fer-
dinando stabilireste innanzi. Importa solamente che la sia per-
sona sicura, e che il Piatti sappia che numero di copie deve spe-
dire. Aspetto sopra queste cose una vostra risposta, che serva
di regola al Piatti.
Mille e mille saluti al caro ed ottimo Ferdinando. Io sto di
salute mediocremente, anzi direi bene, se potessi applicare.
Ricordatevi spesso di me, che tuttogiorno desidero la vostra ama-
bile ed affettuosa compagnia. Vedendo il Toschi, salutatelo per
me. Addio, addio.
Il vostro Leopardi.
[s.d., ma Firenze, inizio di settembre 1831] |
A.c.
Ricevetti il sesto Canto del Pacini, e ricevo ora l’Elogio del
Pindemonte. Dell’uno e dell’altro bel dono vi rendo grazie di
cuore infinitamente. La vostra vena si fa sempre più feconda,
e il vostro sale più saporito. Io per me non avrei scrupolo al-
cuno circa l’urlare il monte, che mi pare una metafora forte,
ma naturale, non tirata da lungi, e totalmente poetica. Vi rin-
grazio ancora del carattere del Fagiuoli. Ma per amor di Dio
mandatemi quelle benedette lettere del Bettinelli, del Cesarotti
e del Lamartine, che ho promesse da tempo a vostro nome. Man-
datemele per la posta, che sono contentissimo di pagare il porto.
Addio addio.
Il vostro Leopardi