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zioni, e s’incaricherebbe della distribuzione e del riscuotere, mediante una provvisione (p. es. del 20 per 100) che voi 0 Fer- dinando stabilireste innanzi. Importa solamente che la sia per- sona sicura, e che il Piatti sappia che numero di copie deve spe- dire. Aspetto sopra queste cose una vostra risposta, che serva di regola al Piatti. Mille e mille saluti al caro ed ottimo Ferdinando. Io sto di salute mediocremente, anzi direi bene, se potessi applicare. Ricordatevi spesso di me, che tuttogiorno desidero la vostra ama- bile ed affettuosa compagnia. Vedendo il Toschi, salutatelo per me. Addio, addio. Il vostro Leopardi.

1646. A Giovanni Rosini.
[s.d., ma Firenze, inizio di settembre 1831]

A.c. Ricevetti il sesto Canto del Pacini, e ricevo ora l’Elogio del Pindemonte. Dell’uno e dell’altro bel dono vi rendo grazie di cuore infinitamente. La vostra vena si fa sempre più feconda, e il vostro sale più saporito. Io per me non avrei scrupolo al- cuno circa l’urlare il monte, che mi pare una metafora forte, ma naturale, non tirata da lungi, e totalmente poetica. Vi rin- grazio ancora del carattere del Fagiuoli. Ma per amor di Dio mandatemi quelle benedette lettere del Bettinelli, del Cesarotti e del Lamartine, che ho promesse da tempo a vostro nome. Man- datemele per la posta, che sono contentissimo di pagare il porto. Addio addio. Il vostro Leopardi