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A Pietro Brighenti. |
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Recanati 9 Febbraio 1827. |
Mio caro. E un lungo tempo che io non ti scrivo. I lo taciuto,
per non aver materia importante da trattenerti, e per timore
di non disturbar le tue occupazioni, le quali so che sono molte
e continue: tanto più che nell’ultima tua de’ 3 di Gennaio, veggo
che per la fretta, tu non mi dai nessuna notizia di te, e degli
affari tuoi librarii, come io ti pregava, e che mi stanno a cuore
quanto tu sai. Ma benché io non abbia materia importante nep-
pure adesso, non voglio più restare senza alcuna nuova di un
tanto caro amico, come mi sei tu. Ti scrivo dunque per ricor-
darti l’amor mio (benché non creda possibile che egli t’esca di
mente), e per dimandarti di te e della tua amabile famiglia. Io
sto passabilmente di salute: mandando al diavolo, per consiglio
di questi medici non controstimolisti, le maledette pillole, mi
sono guarito, nel cuor dell’inverno, di quel mio male del ven-
tre, duratomi quattordici mesi. Dell’animo sono un poco tri-
sto, perchè la solitudine continua e assoluta, comincia a fare
il suo solito effetto. Scrivendo a Giordani, salutalo e abbrac-
cialo per parte mia strettamente: ringrazialo senza fine delle amo-
rose parole che scrive di me a Paolina, la quale si tiene come
una gioia la lettera che ha ricevuta da lui;1 tanto più cara cosa,
quanto più insolita e meno sperata: digli che io gli scriverò pre-
sto, e che forse fra poco vedrà una mia coserellaccia, dove parlo
di lui.2 Se hai notizie letterarie degne di essere scritte, e che
non dimandino troppe parole, dammene, che le avrò molto care;
e per tua regola, sappi che anche le cose più note mi riusciranno
ignote affatto. Mille saluti alla tua famiglia. A te, mio caris-
simo, mille auguri di ogni possibile consolazione: nessuna, per
grande che fosse, sarebbe maggior del tuo merito. Amami, e
ricordami agli amici, a Marchetti, Pepoli, la Clementina. Che
è di Benedetti?3 Se lo vedi, salutalo per me assai. Addio mio
caro, con tutta l’anima.
il tuo Leopardi