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1044. A Pietro Brighenti.
Recanati 9 Febbraio 1827.

Mio caro. E un lungo tempo che io non ti scrivo. I lo taciuto, per non aver materia importante da trattenerti, e per timore di non disturbar le tue occupazioni, le quali so che sono molte e continue: tanto più che nell’ultima tua de’ 3 di Gennaio, veggo che per la fretta, tu non mi dai nessuna notizia di te, e degli affari tuoi librarii, come io ti pregava, e che mi stanno a cuore quanto tu sai. Ma benché io non abbia materia importante nep- pure adesso, non voglio più restare senza alcuna nuova di un tanto caro amico, come mi sei tu. Ti scrivo dunque per ricor- darti l’amor mio (benché non creda possibile che egli t’esca di mente), e per dimandarti di te e della tua amabile famiglia. Io sto passabilmente di salute: mandando al diavolo, per consiglio di questi medici non controstimolisti, le maledette pillole, mi sono guarito, nel cuor dell’inverno, di quel mio male del ven- tre, duratomi quattordici mesi. Dell’animo sono un poco tri- sto, perchè la solitudine continua e assoluta, comincia a fare il suo solito effetto. Scrivendo a Giordani, salutalo e abbrac- cialo per parte mia strettamente: ringrazialo senza fine delle amo- rose parole che scrive di me a Paolina, la quale si tiene come una gioia la lettera che ha ricevuta da lui;1 tanto più cara cosa, quanto più insolita e meno sperata: digli che io gli scriverò pre- sto, e che forse fra poco vedrà una mia coserellaccia, dove parlo di lui.2 Se hai notizie letterarie degne di essere scritte, e che non dimandino troppe parole, dammene, che le avrò molto care; e per tua regola, sappi che anche le cose più note mi riusciranno ignote affatto. Mille saluti alla tua famiglia. A te, mio caris- simo, mille auguri di ogni possibile consolazione: nessuna, per grande che fosse, sarebbe maggior del tuo merito. Amami, e ricordami agli amici, a Marchetti, Pepoli, la Clementina. Che è di Benedetti?3 Se lo vedi, salutalo per me assai. Addio mio caro, con tutta l’anima. il tuo Leopardi