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molti in forma romantica. Eccoti dunque detta per minuto la mia esi- stenza che altri dirà vita. Forse vorresti ch’io ti empissi l’anima delle notizie della vita altrui? Come sei goloso! E poi come avrei a conten- tarti, se io sono tanto occupato, come ti dissi, della vita mia? dimmi di te, ed allora capirò che vivo, poiché la tua amicizia mi conforta vera- mente, e mi è cara, e mi dona molta soavità, e (lasciami onestamente dire) molta vita. Saluta Valeriani, ed amami siccome ti amo. Addio. Il tuo C. Pepoli

1541. A Monaldo Leopardi.
[Firenze] 18 Giugno [1830]

Mio caro Papà Sto meglio, ma meglio molto, del raffreddore. I miei nuovi padroni di casa sono cordialissimi e premurosi, il quartiere assai bello, ma sbattuto dal vento, mio capitale nemico; il letto inco- modo; la cucina poco buona; sette ragazzi sempre in moto; cam- pane sul capo; la servitù, bonissima gente, ma tardissima e poco atta: ci sto poco volentieri, e cerco di cambiare. Saluti infiniti a tutti di casa, e agli Antici. Mi benedica e mi ami. il suo Giacomo Leopardi

1542. Ad Antonietta Tommasini.
e Adelaide Maestri.

[Firenze, 19 Giugno 1830] Mia cara Antonietta, mia cara Adelaide Della mia salute, eccovi brevemente. 'Tutti i miei organi, dicono i medici, son sani; ma nessuno può essere adoperato senza gran pena, a causa di una estrema, inaudita, sensibilità, che da tre anni ostinatissimamente cresce ogni giorno-, quasi ogni azione