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Golbéry: gli ho scorsi, non letti, e sono pieni zeppi di erudizione; ma mi sembrano un po’ rozzi e indigesti, come la St. d’Europa nelsec. XVIII dello stesso autore.’ Abbiamo qui un giovane nostro cittadino di mol- te speranze per le lettere, autore di quattro novelle dì un maestro di scuola assai elegantemente scritte, e ristampate in Milano e altrove, le quali voi già conoscerete; ma non saprete forse ancora ch’egli sta lavorando a una Storia d’Italia dalla caduta dell’impero romano sino alla morte di Lorenzo de’ Medici e ha già compita una nuova tradu- zione di Tacito più concisa di quella del Davanzali; impresa che sarebbe ridicola s’egli non avesse posto a questa tortura l’ingegno per rendersi vie meglio padrone della lingua, esercitandosi in ogni maniera di stile. Questo giovane è figliuolo del Conte Prospero Balbo, e porta molto amore alla comune patria, e alla lingua; cosa rara qui in Piemonte, dove non si sa da molti se siamo italiani o francesi e si ama spesso di com- parir francese piuttosto che italiano. Questo vezzo è così generale che anche nei giornali si preferisce il gallume alle cose nostre; onde per molto che abbia fatto non ho potuto sinora procacciare nuovi socj all’an- tologia; bensì ho soscritto per un esemplare di essa a mio conto, e la leggo con molto piacere. Che voi abbiate parlato al sig. Giordani di me, è bontà vostra, e ve ne sono gratissimo; e se fra qualche anno potrò andare a Roma, come spero, passerò per Firenze per soddisfare al vivo desiderio che ho di veder quell’uomo che da buon tempo ammiro e venero di lontano. Intesi dal sig. Grassi, che la vostra salute sia alquanto migliorata, e ne piglio speranza, ch’ella sia per migliorare molto più, e rifarsi perfettamente, se ne avrete somma cura. Per questo motivo non oso confortarvi al comporre, quantunque sia vago oltremodo di leggere qualche cosa nuova del vostro. - Non occorre pertanto che io vi dica di quanta consolazione mi sia stata la cariss. vostra; vi prego bensì strettamente a riscrivermi, il più spesso che potete, e sopratutto a darmi un pronto riscontro di questa, così per accertarmi ch’essa vi sia capitata, come per darmi un segno che continuate ad amarmi. Fate i miei doveri col padre vostro, e tutta la casa. Il Martini vi si racco- manda con molto affetto, e io mi vi raffermo di cuore Tutto vostro Vincenzo Gioberti. P. S. Vi prego ancora di due cose. L’una, che mi diciate, se avete ricevuti i papirj greci del Peyron, e il piccolo Raccoglitore poetico-, chè già da buon tempo furono spediti al Masi di Bologna per essere conse- gnati all’Avv. Brighenti, e vi dovrebbero già essere pervenuti. Se no,