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Voi mi scrivete per richiamarvi alla mia memoria - Caro amico, non ho bisogno di vedere i vostri caratteri per pensare a voi, (chè voi siete sempre presente al mio spirito ed al mio cuore) ma ne aveva bisogno per tranquillarmi un poco a vostro riguardo - io vi ho scritto nei primi giorni del mese passato, ed il non ricevere delle vostre nuove m’inquietava fortemente - convien credere che la mia lettera,1 impo- stata come al solito, sia andata smarrita - fate qualche ricerca, vi prego: essa non conteneva nulla d’importante, nulla che altri non potes- sero leggere; ma io vi parlava a lungo delle mie peripezie antologiche, e di tutti gli amici comuni - e poi vorrei che quel foglio giungesse nelle vostre mani perchè tante cose ch’io vi diceva, parte non me ne ricordo ora, e parte non ho il tempo oggi di ripeterle - Io vi contavo di essere stato a Livorno per 15 giorni, dove ho fatto alcuni bagni d’ac- qua salata, ed assidua compagnia al mio buon padre. Ma appena tor- nato a Firenze, e rimessomi al faticoso mio quotidiano lavoro, ho rico- minciato a soffrire di quelli spasimi nervosi al capo che, più che pel passato, mi hanno tormentato quest’anno. Inutile è il dirvi che i signori collaboratori colle loro ire, gelosie, e pretensioni, sono in parte la cagione di questi spasimi - a ciò si aggiungono gli associati col lento pagare. Ciò non di meno l’Antologia va avanti. Vi ringrazio, mio buon amico, di tutto quel che mi dite in proposito del mio N" 100 - Le vostre parole mi vanno tanto più al cuore, che nessuno s’è dato per inteso di quella mia lettera proemiale ch’è passata inosservata, almeno fra quei fiorentini ch’io vedo giornalmente, e che, se non per me, almeno per amore alle cose italiane dovrebbero considerare con qual- che attenzione ciò ch’io vado scarabocchiando, o dettando a chi mi fa da segretario. Il bello scrivere, la bella lingua, sono certamente cose essenziali; ma il non voler concedere che anche uno scritto mediocre può contenere l’espressione di ottimi sentimenti, è un’ingiustizia, è una pedanteria insoffribile. Ma, che volete, in Italia noi siamo ancora fatti a quel modo, e conviene far il bene, p[er] puro amore del bene, e senza cercar d’altro. Per la vostra bontà voi non mi parlate che del mio N° 100; voglio credere però che i due successivi 101 e 102 vi sono pervenuti. Ora pubblico il N.° 103; e prima di tutto leggete un articolo del Forti sul viaggio di Sismondi, e ditemi se siete contento o no del suo Mauro. Passerete poi all’articolo sulla Crusca. I materiali abbondano: ho fra gli altri uno scritto del Conte Balbo, che verrà nel N. 104 col resto delle lettere Sclopis - Curiosissimo sarei di sapere ciò che pensate dei due articoli del Manuzzi intorno al Cesari:2 io non