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ho il peccato (e voi l’avete più di me) di credere come credeva Tor- quato Tasso (pover’uomo!) che il Petrarca avesse la frase poetica pel legrina e gentile: credo che Virgilio, Orazio, Catullo, e Tibullo meri tino pur qualche cosa; e che Monti sapesse di frase poetica, e Parini di convenienza filosofica nelle sue Odi e questi son gravi peccati agli occhi di taluni. Ma non sono stati accorti abbastanza. - Adesso credo che avranno il tempo di maledire, ma non d’impedire che si legga: e ciò mi basta. - Addio - p[er]chè ho fatto somma. Farò i vostri saluti -. Spero dentro questo anno di terminare la Strozzi - e poi al Poema:2 indi p[er] tutta la vita ai Romanzi. - G. Rosini Mi duole assai di sentirvi inquieto della vostra situazione: e quando in Toscana di ritorno?

1463. A Pietro Colletta.
Recanati 26 Aprile 1829.

Mio carissimo Generale Non fidandomi di potere io ringraziarvi abbastanza della cara vostra dei 18, scrivo a Giordani pregandolo che vi ringrazi ancora egli in mio nome. Il rimedio che Voi mi proponete, d’imitare il Botta, ha moltissimi vantaggi; ma vi confesso ch’io non mi so risolvere a pubblicare in quel modo la mia mendicità. Il Botta ha dovuto farlo per mangiare: io non ho questa necessità per ora: e quando l’avessi, dubito se eleggerei prima il limosinare o il morir di fame. E non crediate che questa mia ripugnanza nasca da superbia: ma primieramente quella cosa mi farebbe vile a me stesso, e così mi priverebbe di tutte le facoltà dell’animo; poi non mi condurrebbe al mio fine, perchè stando in città grande, non ardirei comparire in nessuna compagnia, non godrei nulla, guardato e additato da tutti con misericordia. Io desi- dero poi sommamente di vivere vicino a Voi o con Voi, ma viver