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1034. Ad Antonio Fortunato Stella.
Recanati 27 Dicembre 1826.

Sig. ecl Amico amatissimo. Solo coll’ultimo ordinario ho ricevuta la sua carissima e gra- ziosissima dei 13, benché speditami da Bologna sei giorni avanti. La ringrazio tante e tante volte, senza fine, della sua amorosa condiscendenza circa le Operette morali. Mi è molto, anzi som- mamente caro il sentire che Ella ha in animo di farle stampare a momenti. Da cento parti me n’è domandata notizia di conti- nuo. La prefazioncella ch’Ella m’invia,1 non ha altro difetto che di parlar di me in modo troppo onorevole. La ringrazio ancora dell’articolo della Revue encyclopedique, che io aveva già veduto in Bologna; il che non toglie che io le sia infinitamente tenuto della sua premura. I lo già spedito a Bologna l’esemplare delle Canzoni per l’Ab. Vannucci. Ilo ricevuto il primo pacco da Lei fatto spedire a Brighenti p[er] me: vi ho trovato il suo elegantissimo almanacco, che mi è stato carissimo, e ne le rendo mille grazie. L’Antologia del Brancia mi sarà di qualche uso p[er] il metodo solamente, e ciò in parte. Le accludo PErrata-Corrige intero del Petrarca. La nostra Antologia si avanza rapidamente, quanto permette la gran moltiplicità delle letture che vi si richieg- gono. Tra le altre cose, vi saranno i luoghi del Galileo, che senza essere nè fisici nè matematici, contengono dei pensieri filoso- fici e belli; estratti da me con diligenza da tutte le sue opere. Essi soli farebbero un librettino molto importante. Sarebbero letti con piacere da tutti; laddove nella farraggine fisica e mate- matica delle opere di Galileo, nessuno li legge nè li conosce. In somma spero di fare un lavoro interessante assai, tanto agli stranieri quanto agl’italiani, tanto ai giovani, quanto ai maturi. Mi auguro dunque di vederla dopo Pasqua, speranza che mi ral- legra straordinariamente. Ottimo capo d’anno a Lei ed alla sua famiglia, anche per parte della mia. Mi ami sempre come l’ama

il suo servo ed amico cordialissimo.
Giacomo Leopardi