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zio, del quale io non sono reo. A ciascuna lettera che ho rice- vuta dal Papà, ho risposto subito: l’ultima che ricevetti, fu in data dei 12 Gennaio. Accludo questa al Sig. Moratti, accioc- ché per suo mezzo le pervenga più sicuramente. Alla domanda che Ella mi fa con tanta gentilezza, venen- domi da Lei, non posso e non vorrei dir di no: ma da altra parte, che cosa posso io promettere con questa salute, e in questa quasi impossibilità di applicare, in cui mi trovo? Se è sufficiente il promettere ch’io farò l’articolo richiesto, purché la salute non me lo impedisca; io lo prometto di cuore: ma ciò non sarà bastante a Lei, che avrà bisogno di una certezza. In tal caso, Ella gradirà almeno il mio buon volere, e il desiderio sincero che ho di servirla. La persona ch’io sceglierei, sarebbe l’Albrizzi. Il suo disegno mi pare molto lodevole, e son certo che sve- glierà la curiosità del pubblico. Se dovessi darle un suggerimento, sarebbe di star fedele al titolo della sua opera. L’Italia presen- temente ha molte autrici di libri o di libricciuoli, ma poche insigni. Non vorrei che la galanteria la rendesse troppo indulgente, e la inducesse a dar luogo a molte, che poco meritassero di stare allato alle veramente insigni che ha la Germania, l’Inghilterra e la Francia. Io pregava il Papà nell’ultima mia perduta, a mantenermi la promessa ch’egli mi faceva, di trattenersi con me lungamente per lettera, quando i suoi affari gliene avessero dato agio: Ella gli faccia questa preghiera per parte mia. Lo pregava ancora a volermi spedire a suo comodo, quando avesse occasione, due o tre copie delle mie Annotazioni sopra l’Eusebio ec., e altret- tante della traduzione del Libro secondo dell’Eneide. Dica pel- ine mille e mille cose, ma veramente affettuosissime, al Papà, ed all’amabile sua famiglia; alla cui memoria amorevole mi rac- comando. Mi riverisca il bravo Ambrosoli, se ha occasione di vederlo: così ancora il conte Dandolo e Compagnoni. Saluto di cuore Lorenzini. Mi comandi, mi ami, e mi creda sempre

suo dmo e cordialissimo sre ed amico
Giacomo Leopardi