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migliori nuove della vostra salute e del vostro vivere. Fate animo, poi- ché dite fatale l’aria e la dimora di Recanati, fate animo, amico mio, a tollerarne i mali, ad ingrandirne i beni, e goderli. Sempre ho spe- ranza che torniate fra noi e che possiamo vivere assieme giorni migliori de’ passati: e se Voi confidereste a me (amico vostro sincero e secreto) per quali condizioni tornereste in Toscana, io ne farei la mia cura con- tinua; e chi sa che un giorno non riuscirei ad appagar le brame vostre e di noi tutti amici ed amanti di Voi. La mia salute è molto migliorata, nè già per l’aria di Livorno ma per naturale non atteso benefizio. Di tempo in tempo viene il male a rammentarmi che son suo soggetto, m’impone un tributo di sangue, e parte; ma le sue visite non sono come innanzi molto frequenti così che ho tempo di raccogliere nuovo sangue per poi versarlo nella cassa dell’inesorabile fisco. Ilo desiderato e sempre e molto di farvi leggere il mio povero lavo- ro1 perchè me ne aspettava bene di correzioni e di consigli, ma nella scorsa estate Voi foste tanto infermo che non osai di passarvi Io scritto. Se i voti miei s’avverassero potrei farlo al vostro ritorno in Toscana. I miei studi sono sempre i medesimi, nè mi è concesso di variarli per- chè piccola mente non cape materie diverse. Ilo compiuto il 6." libro, altri quattro ne resta; e se la fortuna mi sarà seconda li compirò in due anni. Vi ho detto queste mie cose perchè mi avete mostrata brama di saperle; ma, credete a me, sono meschine. Spero che voi possiate scrivere, rallegrare gli amici con quel segno di migliorata salute, e dilettare ed istruire la Italia. Non mai il bello stile è stato quanto ora necessario, però che i presenti, vogliosi anzi avidi del dir puro, Io credono riposto negli autori del '300., e migliore lo scritto che più contenga modi e parole di quel tempo. Le quali cre- denze unite all’amor del difficile, alle censure, al voler fare intendere quel che non si dice, producono le contorsioni che ci straziano tuttodì gli orecchi ed il cervello. Voi, Giordani, qualche altro sapete innestare alla purità la chiarezza, la nobiltà dello stile: Giordani è fallito; sopra 11 qualche altro non confidiamo; se il Leopardi ci abbandona, chi mai resta? Scrivete, amico mio; non uccidete il germe del bello che la natura e gli studi vi han messo in pugno. Ditemi qualcosa de’ vostri letterari disegni; e scrivetemi spesso: io farò altrettanto. Credete che nessuno più di me vi stima e vi ama. Vostro Colletta