stato: difficoltà estrema di digerire, e impossibilità di applicare,
che n’è la conseguenza. Del resto mi trovo bene, ed anche con
una certa forza. Dite un milione di cose per me al caro Profes-
sore, datemi le sue nuove, e quelle dell’ottimo Maestri. Saluta-
temi Orioli, se lo vedete. Un bacio aU’Emilietto. Vogliatemi
bene, e parlatemi di voi lungamente. Addio, addio.
Il vostro Leopardi.
1397. |
Di Pietro Giordani. |
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Firenze 2. decembre [1828] |
Caro Giacomino. Ti scrissi il 20. agosto. Mi è doluto assai non tro-
varti più in Firenze. Ma dimmi se hai risoluto veramente di seppel-
lirti in Recanati per sempre; o se possiamo sperare (come vorrei) di
rivederti: dimmi se è vero che scrivi per Vieusseux,1 come desidero.
Dimmi come te la passi: e che fanno Carlo e Paolina, che ti prego di
salutarmi infinitamente.
Le Tommasini, madre e figlia, mi raccomandaron molto di salu-
tarti da parte loro; e dirti che non t’hanno scritto, incerte del dove:
aspettano esse tue lettere con gran desiderio ed impazienza, la madre
in Bologna; FAdelaide in Parma. Desidero che tu sii felice e lieto costì:
ma vorrei che ti fosse comodo e piacevole il viver qui! Io ben ti amo
anche lontano; ma non ti posso godere se non presente. Addio addio:
ti abbraccio con tutto il cuore. Addio.
1398. |
Di Gian Pietro Vieusseux. |
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Firenze 4 Dicembre [1828] |
Carissimo Leopardi. Con impazienza grande aspettavamo, ed io
particolarmente, le vostre nuove. Mi tranquillava per voi la compa-
gnia del buon Gioberti; ma l’avervi veduto partire con tempo tanto
cattivo, mi faceva stare in pena. Grazie a Dio, eccovi giunto a salva-
mento in seno alla vostra famiglia! Giordani comparve qui pochi giorni