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1370. A Monaldo Leopardi.
Firenze 25 Settembre 1828.

Mio caro Papà. Avrà ricevuta a quest’ora la mia de’ 18. Quel ma della cara sua de’ 141 non saprei che cosa volesse signifi- care, se non forse che Ella avesse concepito qualche dubbio della mia volontà di tornar con Lei. Ma Ella si accerti pure che quando anche il mio desiderio non mi spingesse continuamente costà, io sarei ben lontano dal cercar pretesti per mancare ad una pro- messa fatta. Aggiungerò poi, che già a quest’ora sarei partito, se il partire dipendesse dalla mia volontà; ma aspetto, com’Ella vede, il freddo, perchè l’esperienza mi ha dimostrato che il caldo è il maggiore e più pericoloso nemico che io abbia nel viaggio. 11 freddo mi fa patire, ma mi è necessario per evitare le riscal- dazioni che il viaggio mi cagiona con una facilità incredibile. Questa enorme soggezione mi ha impedito in tutto questo tempo di far de’ piccoli viaggetti per queste bellissime città di Toscana, che mi avrebbero divertito moltissimo. Sono stato immobile a Firenze, immobile a Pisa, senza neanche veder Livorno nè Lucca, città distanti da Pisa due ore. Ilo risoluto di venire a Recanati direttamente (viaggio di 6 giorni) fermandomi solo un poco a Perugia per riposare. Intanto il mio desiderio, anzi impazienza, di rivederla, non solo non è minore di prima, ma cresce ogni giorno. Le bacio la mano con tutto il cuore: mi ami, mi bene- dica, e mi aspetti.

1371. Di Antonietta Tommasini.
e Adelaide Maestri.

Bologna 28 7b?e 1828 Caro Leopardi Sono arrivata a Bologna, donde partirò presto per un viaggetto, di cui è principale cagione il desiderio di restituire al mio Maestri quella