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meno la compatisco della sventura, senza però crederla tale che, per consolarsene, Ella abbia bisogno di ricorrere alla filosofia stoica, o di far voti, come dice Voltaire, al Tempo consolatore. Avrei avuto caro che Ella mi desse nuova della sua opera sopra l’eloquenza del foro,2 la quale, al mio parere, onorerà l’Italia, se da Lei, come spero, sarà compiuta. Qui non abbiamo novità letterarie di momento. Giordani la ringrazia molto, e mi raccomanda assai di salu- tarla grandemente da sua parte. Per ora non potrà tenere il suo invito, perchè fra una settimana, partirà per Piacenza, dove si fermerà qualche mese, forse fino all’inverno. Faccia i miei com- plimenti, la prego, al Prof. Bonaini.' Le sue lettere mi saranno carissime e preziose sempre, e mag- giormente se mi daranno occasione di servirla, secondo il poter mio, in qualche cosa. Mi continui la sua benevolenza, chè io credo di conoscerne il pregio, almeno quanto qualunque altro; e mi permetta di chiamarmi e di essere ora e in perpetuo

Suo obblig.mo sre ed amico cordialissimo
Giacomo Leopardi

Firenze 5 Luglio 1828

1304. Ad Antonietta Tommasini.
Firenze, 5 luglio 1828.

Mia carissima Antonietta. Dall’amorosissima vostra ultima conosco che fu veramente un’imprudenza la mia di scrivere all’Adelaide quelle poche righe che vi hanno cagionato tanto dispiacere. La bile me le dettò, e io le lasciai correre: poi me ne pentii subito, e me ne pento ora maggiormente. Ma come assicurai allora l’Adelaide, così adesso vi giuro, che l’amore che io porto infinito agli amici e ai parenti, mi riterrà sempre al mondo finché il destino mi ci vorrà; e di questa cosa non si parli mai più. Intanto non vi posso esprimere quanto mi commuova l’affetto che mi dimostrano le vostre care parole. Io non ho bisogno di stima, nè di gloria, nè