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Ad Antonio Fortunato Stella. |
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Recanati, 22 Novembre 1826. |
Signore ed amico amatissimo, Alla sua carissima 11 del cor-
rente. Le confermo la mia dei 12, e mi auguro di veder verifi-
cate le speranze che ella mi dà di riabbracciarla quest’anno ven-
turo. Non ho ancora ricevuto le ultime stampe del Petrarca, cioè
i voli. 7 e 8, col compimento che ella dice avermi spedito. Da
ora innanzi, crederei opportuno che ella, finché io son qui, mi
facesse spedire simili stampe ec. per la posta direttamente a Reca-
nati. Ella non deve aver riguardo nessuno alla spesa per parte
mia, tanto più che fra noi l’importo postale delle stampe si riduce
a molto piccola cosa, minore che in Lombardia senza compara-
zione. In tal modo spero che ella sarà servita più prontamente.
Avuto che avrò il resto del Petrarca, le spedirò subito per let-
tera un esatto errata-corrige intero.
Di voci e modi mancanti nel vocabolario della Crusca io ho
quell’immenso volume ms. o scartafaccio, che mi ricordo di averle
mostrato a Milano. Sopra di questo io mi proponeva di com-
porre, quando che sia, un volume intitolato: Vocaboli e modi
di dire non segnati nel Vocabolario della Crusca, tratti da scrittori
classici antichi; e nuovi esempi di voci e di locuzioni poste nel Voca-
bolario. Se ella così amasse, io sospenderei il lavoro dell’Anto-
logia (lavoro che al presente mi occupa tutto il tempo, perchè
esige letture infinite di numero e di lunghezza) per darmi a que-
st’altra opera; e ciò quando anche essa non dovesse che venir
fusa in quella di cui ella mi scrive: giacché io non voglio far
se non quello che piace a lei. E fin da ora metterei a disposi-
zione sua e de’ compilatori di coteste giunte quel mio smisu-
rato manoscritto, se non credessi impossibile il farne uso ad altri
che a me, con lunga fatica e pazienza. Intanto dell’Antologia
posso dirle che, inoltrandomi nel lavoro, sempre più mi con-
fermo nella speranza di fare un’opera, non indegna dell’Italia,
e di cui ella debba esser contenta.