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non posso esserlo finché vivo. Questo mi serva di scusa pel mio tardo rispondere. Ora, qui in Firenze, ricevo da Vieusseux il voi. 7. del Monti, che tu mi favorisci, e di cui ti ringrazio di cuore; e i Versi del Borzaghi, nei quali trovo molta maestria, buon gusto, padronanza di lingua. Ti prego a ringraziarne Fau- tore per parte mia, distintamente. Spero che a quest’ora sarai libero dalla indisposizione che mi annunziavi nell’ultima tua. Non puoi figurarti quanto io goda di sentire che i tuoi affari hanno ripreso un buono andamento, e che tu ti ritrovi ora in calma. Ne sono contento come di una prosperità mia propria. Da Macerata mi si fa istanza per avere un esemplare delle mie Canzoni corretto da me e migliorato. Ne vorrebbero fare una bella ristampa. Io mi ricordo che tu avesti intenzione di ristamparle insieme coi Versi. Però non acconsento a quella richiesta, prima di aver sentito da te se questa intenzione ti dura o no. Due nuove Canzoni1 aumenterebbero questa ristampa. Dirai per me mille e mille cose affettuosissime alla tua cara famiglia. Saluterai anche tanto l’ottimo Don Luigi, se lo vedi o gli scrivi. Mi vorrai sempre bene, come te ne voglio io, e te ne vorrò in mia vita. Credo che rivedrai presto Giordani. il tuo Leopardi

1278. A Francesco Puccinotti.
Firenze 12 Giugno 1828.

Mio caro Puccinotti. Ricevetti sul partire da Pisa la tua del primo del corrente, la quale mi consolò molto, perchè io comin- ciava a temere che tu mi avessi dimenticato. Ti ringrazio delle amorose parole che mi scrivi intorno alle operette, e di quelle altre intorno alla mia sventura, della quale soffrirai ch’io non aggiunga altro, perchè il mio dolore in questa cosa non ha lin- guaggio. Mi rallegro con te che abbi terminato la tua Patolo-