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al mondo che m’impedisca di mettermi in viaggio per tornar fra loro. Intanto, per questi pochi mesi, la supplico a fare ch’io abbia le loro nuove colla maggior frequenza possibile: non potrei più viver quieto in nessuna maniera, se mi trovassi per qualche tempo senza notizie precise dello stato loro. Io per la mia parte non mancherò d’informarla del mio con altrettanta frequenza. Ora, grazie a Dio, sto bene, e rassegnato al voler divino. Ebbi la sua lettera ier l’altro; ma quel giorno non ebbi forza di scrivere. Non ho veduto Rossi, e non me ne maraviglio, per- chè Ella non avrà potuto sapere il suo nome di battesimo (Anto- nio), ed essendo qui moltissimi i Rossi, è difficile che la lettera sia capitata al suo destino. I miei teneri saluti a tutti. Ella si abbia cura, e mi benedica. Il suo Giacomo.

1258. Di Adelaide Maestri.
e Antonietta Tommasini.

Parma 20 Maggio 1828 Amico Carissimo. L’altra sera arrivò qui la mia cara madre per accompagnarmi tra pochi giorni a Bologna. La consolazione di abbrac- ciarla, sempre per me grandissima, questa volta mi è stata pur tanto amareggiata dalle tristi notizie ch’io ebbi di voi! Dunque la vostra salute è alterata a segno da non permettervi per ora neppure il viaggio di Bologna? Non posso dirvi quanto io ne sia dolente, e come io desideri ardentemente qualche buona nuova dello stato vostro. Vi prego però a non prendervi alcun pensiero di scriverci finché non siate ristabi- lito; ma se vi trovate in Firenze, come credo, fate che Giordani ci dica qualche cosa di Voi. Io e la mamma resteremo ancora a Parma per dieci o dodici giorni. Anche la mia salute da qualche giorno in qua è assai sconcertata. Ho perduto affatto l’appetito, dormo pochissimo, e, ch’è peggio ancora, sono di così cattiva voglia che non trovo modo come intrattenermi piacevolmente neanche in quelle cose che sono più di mio genio. Vado passando dall’una all’altra noiosamente, e la gior-