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derio che ho di rivedervi è grandissimo, ma il mio venire o no a Bologna dipenderà dallo stato della mia salute, il quale per ora è tale, che il viaggiare non mi è possibile. Sarei voluto andare anche a Genova prima di tornare a Firenze, e non vo, perchè non posso viaggiare: appena posso camminare: che ogni bagat- tella mi produce una riscaldazione (e non mangio nè bevo nulla). Rendete per me un bacio all’Emilietto, e fate mille saluti all’ottimo e carissimo Professore. Vi raccomando la vostra salute, della quale vorrei migliori notizie. Amatemi e credetemi sem- pre vostro. Addio addio.

1246. A Paolina Leopardi.
Pisa 2 Maggio 1828

Paolina mia. Tu ti lagni del mio lungo silenzio. Ma io, dopo avere risposto a Pietruccio, ti scrissi poco fa, e ti feci la stessa lagnanza: ora vedo che quella lettera non ti è arrivata. Le nuove che tu mi dai degl’incomodi sofferti da Babbo e da Mamma e da voi altri, benché gl’incomodi, grazie a Dio, siano stati leggeri, mi hanno dispiaciuto molto; anzi mi tengono ancora angustiato; e ti prego per carità, che appena avrai ricevuta que- sta, mi scriva subito per dirmi che tutti siete guariti perfetta- mente e state bene. Dimmi ancora se domani sarete andati a fare la vostra solita scampagnata. Fatti ancora dare la lettera che scrissi a Pietruccio, e rispondi a un’interrogazione che ci troverai. Io, grazie a Dio, non ho avuto mai febbre, come voi altri: la primavera mi ha incomodato e m’incomoda ancora molto, ma non mi ha mai fatto ammalare, e gl’incomodi sono passeg- geri. Ma veramente la stagione è stata cattiva ancor qui, non tanto per il freddo, quanto per l’incostanza, e per il caldo fuor di tempo. Qui e in Firenze il terremoto non si è sentito, se non da certi pochi che l’hanno detto dopo che l’han visto annun- ziato nella gazzetta. Dimmi se costì è stato tanto forte da met-