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1231. D1 Carlo Pepoli. Di Bologna il 10 Marzo 1828 Caro Leopardi Eccoti que’ librettini con que’ versi di che scrissi. Essi dovevano essere assai di più, e ciò che importa, dovevano essere un poco più mondi e vaghi di leggiadria; ma siccome non mi sentiva in sì poca sanità l’animo bastante a far versi, così abbandonai il mio primo proposto, e mi serbo ad adoperare la virtù della lima, allora che rimescolerò il poe- metto per intero etc. etc. Frattanto o mio dolce amico abbiti una misera ma candida prova del molto amore che ti porto: abbiti sempre presen- te il mio nome. Fa di comandarmi e sta sicuro ch’io sarò eternamente Il tuo Amico C. Pepoli. Se vedi molte trascurataggini nel Poemetto; pensa ch’esce come nacque, e che il 2.0 canto è opera d’una sola notte. P. S. La Nina ch’è stata assai poco bene, nè può escire da casa ti saluta e ti salutano gli amici. Addio. Eccoti li versi proibiti dalla Cen- sura, siccome indica quella carta bianca.2

1232. Di Gian Pietro Vieusseux.
Firenze a dì 13 Marzo 1828.

Ebbi, in tempo debito, la vostra 25 febb.0. Nulla v’era da combinare per quella dozzina della quale vi aveva tenuto discorso: ho dovuto cercare altrove condizioni migliori. In Piazza S. Maria Novella, al secondo piano della casa 4376 - verso levante, cioè a dire, che guarda a levante, vi sta il Sg. Pedeville, del- l’età d’anni 50, colla sua moglie di anni 40 circa - Non hanno figli - Hanno sempre dato a dozzina, un bel salottino, ed una camera; e tutti quelli forestieri che ho loro diretti ne sono stati soddisfattissimi. - Durante l’inverno, epoca del gran passaggio dei forestieri, si fanno pagare piuttosto caniccio, perchè li trattano all’inglese; ma, nell’estate, si adattano: ho fatto loro presente che voi prendereste quel quartie-