1191. |
Di Adelaide Maestri. |
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Mio caro Leopardi. Jeri mattina ho ricevuta finalmente un’altra
vostra. Quanto tempo mi sembrava di esser priva dei vostri caratteri!
Ma voi mi fate dei rimproveri; mi fate anche delle minaccie: e per-
chè? perchè, dite, non vi ho date le mie notizie. Mi pareva pure di
avervene date sufficienti della mia salute, e anche del mio viaggio. Tut-
tavia, se quelle furono poche, ve ne darò anche delle altre, e vi dirò
come io passi qui il mio tempo. Fuggo per quanto mi è possibile il
freddo standomene in casa. Dacché sono qui non sono stata neppure
una volta al teatro. Passo molto tempo nelle cure domestiche; altro
io dedico all’istruzione della mia Clelia; e quello che mi rimane, che
11 più delle volte è pochissimo, lo spendo nei divertimenti, cioè stu-
diando o qualche buon libro, e principalmente i vostri, o la musica
per iscacciare da me la malinconia che si farebbe gigantesca fissando
questo cielo spesso color di cenere e tenebroso, e ora pensando che
mi trovo lontana da tante care persone, fra le quali siete voi. Ora la
mia salute è buona quantunque la stagione sia orrida. Non posso espri-
mervi quanto mi consoli il sapervi in buona salute. Non Vi consiglierei
però di uscire senza pastrano, fuorché nel lung’Arno, poiché nelle altre
strade si trova talvolta una differenza di quattro, o cinque gradi. La
mia mamma partì lasciandomi per compagna la malinconia. Ferdinando
vi saluta caramente; Clelietta caramente vi bacia. Ma suonano le due,
e questa lettera troverà chiusa la posta; nè potrà partire con quest’or-
dinario. Fio fatto male i miei conti. Io doveva ben pensare che scri-
vendo a Voi, non era difficile che io mi fossi dimenticata al tavolino.
Addio. Amateci sempre, nè vi stancate di scrivermi.
La vostra Adelaide
1192. |
Di Alessandro Rosselmini. |
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[Pisa, Di Casa - Li 11 Xbre 1827] |
Gentlmo Sig.r Conte
Le campagne della nostra Arcadia erano ormai troppo deserte, e
da gran tempo si desiderava di vederle abitate da soggetti, che potes-