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1191. Di Adelaide Maestri.
Parma 11 Dicembre [1827]

Mio caro Leopardi. Jeri mattina ho ricevuta finalmente un’altra vostra. Quanto tempo mi sembrava di esser priva dei vostri caratteri! Ma voi mi fate dei rimproveri; mi fate anche delle minaccie: e per- chè? perchè, dite, non vi ho date le mie notizie. Mi pareva pure di avervene date sufficienti della mia salute, e anche del mio viaggio. Tut- tavia, se quelle furono poche, ve ne darò anche delle altre, e vi dirò come io passi qui il mio tempo. Fuggo per quanto mi è possibile il freddo standomene in casa. Dacché sono qui non sono stata neppure una volta al teatro. Passo molto tempo nelle cure domestiche; altro io dedico all’istruzione della mia Clelia; e quello che mi rimane, che 11 più delle volte è pochissimo, lo spendo nei divertimenti, cioè stu- diando o qualche buon libro, e principalmente i vostri, o la musica per iscacciare da me la malinconia che si farebbe gigantesca fissando questo cielo spesso color di cenere e tenebroso, e ora pensando che mi trovo lontana da tante care persone, fra le quali siete voi. Ora la mia salute è buona quantunque la stagione sia orrida. Non posso espri- mervi quanto mi consoli il sapervi in buona salute. Non Vi consiglierei però di uscire senza pastrano, fuorché nel lung’Arno, poiché nelle altre strade si trova talvolta una differenza di quattro, o cinque gradi. La mia mamma partì lasciandomi per compagna la malinconia. Ferdinando vi saluta caramente; Clelietta caramente vi bacia. Ma suonano le due, e questa lettera troverà chiusa la posta; nè potrà partire con quest’or- dinario. Fio fatto male i miei conti. Io doveva ben pensare che scri- vendo a Voi, non era difficile che io mi fossi dimenticata al tavolino. Addio. Amateci sempre, nè vi stancate di scrivermi. La vostra Adelaide

1192. Di Alessandro Rosselmini.
[Pisa, Di Casa - Li 11 Xbre 1827]

Gentlmo Sig.r Conte Le campagne della nostra Arcadia erano ormai troppo deserte, e da gran tempo si desiderava di vederle abitate da soggetti, che potes-