ho patito abbastanza: tuttavia di salute non istò male. I miei
occhi stanno meglio, grazie al freddo; ma io non lavoro, perchè
come si può lavorare, tremando e spasimando dalla mattina alla
sera? E tu che fai, che studi, che scrivi? Spero che mi vogli bene,
come te ne voglio io, che ti amo sempre con tutto il cuore, e
ti abbraccio, desiderando delle tue nuove. Addio, addio.
Il tuo Leopardi
1187. |
A Pietro Brighenti. |
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Mio carissimo. Forse a quest’ora avrai ricevuto da Recanati
per la posta un volume contenente l’Antologia italiana del Bran-
da, edizione di Parigi; e a momenti ti perverrà dalla stessa parte
un secondo volume delle Lcgons de Litterature et de morale par
MM. Noèl et Delaplace. Vorrei che di questi due volumi tu facessi
fare un pacco, e pel più pronto e sicuro mezzo lo spedissi colla
mia direzione a Vieusseux; avvisandomi intanto della spesa
incontrata per riscuoterli. Scusami ti supplico di questa nuova
seccatura ch’io ti reco. Sono impaziente di saper le tue nuove,
e della tua famiglia, sì rispetto alla salute, e sì ad ogni altra cosa.
Fammi tanta grazia di scrivermene brevemente tutto quel che
potrai. Di me ti posso dire che sto assai passabilmente della
salute, molto migliorato degli occhi, molto contento finora del
clima, e per conseguenza del soggiorno di Pisa. Salutami senza
fine cotesta cara famiglia. Non passerò mai più Natale che io
non mi ricordi di quello che passai in compagnia vostra, con tanto
sincero e innocente piacere. Voglimi bene e scrivimi qualche
cosa di te e de’ tuoi, per amor di Dio. Salutami anche D. Luigi
distintamente. Addio addio.
Il tuo Leopardi