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ho patito abbastanza: tuttavia di salute non istò male. I miei occhi stanno meglio, grazie al freddo; ma io non lavoro, perchè come si può lavorare, tremando e spasimando dalla mattina alla sera? E tu che fai, che studi, che scrivi? Spero che mi vogli bene, come te ne voglio io, che ti amo sempre con tutto il cuore, e ti abbraccio, desiderando delle tue nuove. Addio, addio. Il tuo Leopardi

1187. A Pietro Brighenti.
Pisa, 9 Dicembre 1827.

Mio carissimo. Forse a quest’ora avrai ricevuto da Recanati per la posta un volume contenente l’Antologia italiana del Bran- da, edizione di Parigi; e a momenti ti perverrà dalla stessa parte un secondo volume delle Lcgons de Litterature et de morale par MM. Noèl et Delaplace. Vorrei che di questi due volumi tu facessi fare un pacco, e pel più pronto e sicuro mezzo lo spedissi colla mia direzione a Vieusseux; avvisandomi intanto della spesa incontrata per riscuoterli. Scusami ti supplico di questa nuova seccatura ch’io ti reco. Sono impaziente di saper le tue nuove, e della tua famiglia, sì rispetto alla salute, e sì ad ogni altra cosa. Fammi tanta grazia di scrivermene brevemente tutto quel che potrai. Di me ti posso dire che sto assai passabilmente della salute, molto migliorato degli occhi, molto contento finora del clima, e per conseguenza del soggiorno di Pisa. Salutami senza fine cotesta cara famiglia. Non passerò mai più Natale che io non mi ricordi di quello che passai in compagnia vostra, con tanto sincero e innocente piacere. Voglimi bene e scrivimi qualche cosa di te e de’ tuoi, per amor di Dio. Salutami anche D. Luigi distintamente. Addio addio. Il tuo Leopardi