in Firenze i bei versi che mi mandasti per mezzo di Brighenti:
non te ne ringraziai allora, perchè i miei occhi non sopporta-
vano la fatica dello scrivere; ora (che gli occhi stanno un poco
meglio) te ne ringrazio sinceramente di tutto cuore. Non ti biso-
gna domandar licenza a me, di usare il mio nome quanto e come
ti piaccia: bensì, volendo lodarmi, ti bisognerà domandarne la
permissione alla tua coscienza, alla quale io me ne rimetto total-
mente. Vedrò con gran piacere i tuoi versi quando saranno stam-
pati: tu non hai a darti la briga di mandarli prima, che questo,
come tu dici, recherebbe molta lunghezza, massimamente
essendo io a Pisa, dove le occasioni da Bologna e per Bologna
non son d’ogni giorno. Io starò qui tutto l’inverno; e colla opi-
nione che a Pisa non si senta freddo, mi consolerò di quello che
ci sentirò in fatti, come già ce ne sento più che non bisogna
per farmi smaniare e spasimare, non potendo usar fuoco. Ricor-
dami e raccomandami senza fine alla Nina, e saluta per me mille
e mille volte cotesti carissimi e veramente ottimi amici Bolo-
gnesi, il Marchetti, il Costa; anche lo Strocchi se lo vedi o gli
scrivi. Amami, che io ti amo con tutto l’animo. Fa i miei com-
plimenti ancora alla Martinetti se la vedrai. Addio addio.
il tuo Leopardi
[Recanati] 30 Nov.e 1827. |
Mio Buccio. Due ore dopo che ebbi ricevuta la tua cara dei 21,
il libro di Peppe era in mia mano. Ma quando siamo stati a farlo par-
tire insieme coll’altro tuo, difficoltà. Ilo subito parlato con Morici che
è pronto, ma prevede come te, che faranno il cammino alquanto len-
tamente. Dunque si è ricorso alla posta; ma perchè le stampe godano
del privilegio del )2 baj. al f.° conviene che viaggino sotto fascia, e
questa pareva una indiscretezza per il libro altrui e ben legato: a chiu-
derli, se si annunziavano come carte portavano varj scudi; mutando
loro nome, con poca spesa sarebbero partiti, ma arrivati salvi? incer-
turm, dopo certi esempi che si citano, rischi di dogane, che so io? In-