Con altra mia le parlerò di proposito circa i miei studi. Desi-
dero buone notizie di lei e della sua famiglia, la quale riverisco
e saluto con tutto il cuore, e alla sua benevolenza mi raccomando,
abbracciandola teneramente.
1161. |
A Gian Pietro Vieusseux. |
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Mio caro Vieusseux. Eccovi le mie nuove, secondo che vi
promisi. Io sto bene di salute, dopo un leggero incomodo cagio-
natomi nel viaggio, e cagionatomi da quello che meno m’avrei
aspettato; dal sole e dal caldo. Sono più che contento, sono pro-
prio innamorato di questo cielo. Ilo lasciato a Firenze l’inverno,
e qui ho trovato l’autunno, di maniera che ho dovuto gittar via
il pastrano e alleggerirmi di panni. Anche l’aspetto di Pisa mi
piace assai. Quel lung’Arno, in una bella giornata, è uno spet-
tacolo che m’incanta: io non ho mai veduto il simile: tu che
hai viaggiato mezzo mondo, avrai veduto forse qualche cosa di
questo genere in Olanda o altrove; ma questo sole, questo cielo,
sono ornamenti che non avrai trovati fuori d’Italia, e sono pure
una gran parte di questo spettacolo. Del rimanente, io trovo
qui un misto di città grande e di città piccola, di cittadino e
di rustico, tanto nelle cose, quanto nelle persone: un misto pro-
priamente romantico. Il Dottor Cioni,1 che mi ha fatto mille
piaceri, mi ha trovata qui una casa in via Fagiuoli (casa del Dott.
Comandoli, tenuta da un Sig. Soderini, impiegato in non so qual
tribunale), dove mi sono collocato in pensione. La gente di
casa è buona; e in somma io mi trovo contento in Pisa, eccetto
la sera, la quale non so come passare. Mille saluti a Giordani,
Montani, Colletta, se lo vedete, e a tutti gli amici. Vogliatemi
sempre bene. Addio, addio.
Il vostro Leopardi
Se mi scrivete, datemi le nuove vostre, e quelle degli amici,
e quelle della letteratura, se ve ne ha di rilevanti.