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temente qualche buona nuova dello stato suo: perchè il dirlo sarebbe inutile. Solamente, quantunque sia non meno inutile, pure perchè il dirlo non è senza piacere, le dirò che io sono con tutta l’anima

Suo aff.mo servo ed amico
Giacomo Leopardi.
1122. Ad Antonietta Tommasini.
Firenze 7 Agosto 1827.

Signora ed Amica pregiatiss. Molto cara certamente mi fu la sua lettera de’ 17 del pas- sato, ma gran dolore mi cagionò la nuova del mal essere dell’A- delaide, confermatami poi da una lettera del Prof. Tommasini. Sono in vera ansietà di saper come proceda quell’incomodo, il quale conosco bene di che afflizione debba essere a Lei, ed a tutta la famiglia. Scrivo con questo medesimo ordinario all’A- delaide, ma se Essa non potrà leggere la mia lettera, prego Lei a significarle il dispiacere che io sento della sua indisposizione, e il desiderio che ho di sentir nuove migliori. Desidero anche sommamente le nuove di Lei, e quelle del Professore, dell’E- milietto e della Clelietta, che saluto tutti con tutto il cuore. Così l’Avv. Ferdinando, il quale ringrazio moltissimo della memoria che ha di me: aspetto di vedere stampato il suo Elogio, che egli mi promette, e che mi sarà carissimo. Giordani è a Pisa, a vil- leggiare e divertirsi. I miei occhi sono senza flussione, ma impo- tenti a leggere, alla scrittura, a soffrir la luce del sole. Ella si accerti che non è piccola consolazione per me lo sperare e il cre- dere che Ella e tutti i suoi mi vogliano bene. Facciano che io non m’inganni in questa opinione, ed Ella mi creda pur sempre

Suo affmo sre ed amico.
Giacomo Leopardi