[Recanati 10 Luglio 1820] |
Eccellenza Reverendiss.
Quando è piaciuto a V.E. Reverendiss. e a cotesti illustri
Accademici di ascrivermi al loro collegio, non hanno fatto cosa
che disdicesse alla benignità loro, ma sibbene al merito mio.
Forse però hanno giudicato che la squisitezza della cortesia debba
risplendere tanto più, quanto si dimostra in persona di più basso
affare. Perchè non è strano che si onorino le virtù e le dottrine
insigni, ma il ricercare spontaneamente i piccoli e oscuri, è segno
certo di singolare umanità. Laonde l’obbligo ch’io porto a V. E.
Reverendiss. e a cotesti Signori. Accademici, cresce in propor-
zione della mia bassezza. Io prego V.E. Reverendiss. che si voglia
compiacere di esser testimonio a cotesti Signori della mia somma
gratitudine verso loro, oltre alle obbligazioni speciali ch’io debbo
e professo in particolare a V.E. Reverendiss. Resterà ch’io mi
sforzi di mostrarmi riconoscente alle Signorie Loro col fatto,
vincendo la mediocrità mia, perchè l’onore che mi hanno con-
ferito, non mi ridondi piuttosto in vergogna che in ornamento.
E con profondissimo ossequio mi dichiaro
Di V.E. Reverendiss.
Umo Dmo e Gratiss. Servitore Giacomo Leopardi |
Recanati 10 Luglio 1820
315. |
Di Ferdinanda Melchiorri. |
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Mio caro Nepote.
Sono secoli che non ci scriviamo, e ciò per qual motivo! In me pre-
vale un poco di pigrizia, e il più delle volte una vera impotenza, p[er]chè