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ANNOTAZIONI

Non credere, lettor mio, che in queste Annotazioni si contenga cosa di rilievo. Anzi se tu sei di quelli ch’io desidero per lettori, fa conto che il libro sia finito, e lasciami qui solo co’ pedagoghi a sfoderar testi e citazioni, e menare a tondo la clava d’Ercole, cioè l’autorità, per dare a vedere che anch’io così di passata ho letto qualche buono scrittore italiano, ho studiato tanto o quanto la lingua nella quale scrivo, e mi sono informato all’ingrosso delle sue condizioni. Vedi, caro lettore, che oggi in Italia, per quello che spetta alla lingua, pochissimi sanno scrivere, e moltissimi non lasciano che si scriva; nè fra gli antichi o i moderni fu mai lingua nessuna civile nè barbara così tribolata a un medesimo tempo dalla rarità di quelli che sanno, e dalla moltitudine e petulanza di quelli che non sapendo niente, vogliono che la favella non si possa stendere più là di quel niente. Co’ quali, per questa volta e