Pagina:Leopardi, Giacomo – Pensieri, Moralisti greci, 1932 – BEIC 1858513.djvu/336

Sed hcec ille obiter et festinanter, facile e min indisset vir doctissimus de Frontonis estate frustra qua eri, quitm Epistolae eetas perspecta sit quatti coniecturce mete non repugnare, itntno cum ea niirifice congruere modo ostendi. Neque enirn hic vellicare Tullium potest quin M. Caesarem simili vellicet quem in bis remissuni et Tulliutn pollere ait. Sed neque dispicio quid nani hic Pronto in Ciceronem rcprehendere putari possit. Si enim Tulliutn remissioris stili in scribendis epistolis exemplum dicit, stillini utique optimum Tullio tribuit, nanique epistola, ut fert natura honiinum familiaritá inter se conloquentium, facili humilique stilo imprimis gaudere manifestimi est. (V. p. 141, lin. 16 fin.). Se riprende Cicerone come poco lavorato nelle Epistole , Frontone stesso quanto alle parole e al culto della frase e alla proprietá ed eleganza ecc. ecc. pare in veritá piú studiato; ma quanto alle cose e ai pensieri e al nucleo dell’eloquenza e al corpo ecc., anche Cicerone nelle lettere è coltissimo e lavoratissimo, e agli artifizi dell’eloquenza e metter frizzi e astuzie... Da certe minuzie mi par di raccogliere per congettura che l’Arione sia traduzione dal greco; dico da certe parole o frasi o giri, che mi paiono scoprire la traduzione ed esser derivate dal greco. Non sarebbe facile andar dietro a tutte, essendo cose che poi per la loro piccolezza difficilmente le potrei dare ad intendere, ma per esempio, quel «secundum questum» la ripetizione (p. 376, 1. 6 di p. 374, 1. io) e quel «composita» (p. 376 1. ult.) che non pare al tutto latino o almeno è raro assai; e nel Forcellini non ci sono esempi che facciano veramente al caso, e pare dal greco èaxe!>ao|iévos o xaxsavce’jaopévog. Ma si cerchi nello Scapula il vero significato di questo verbo, e se è composto forse di otiaxeui^eiv ossia o’jvsoxe’jaojrévoc. Frontone è notabile che p. 400 e 408 (dove v. anche le emendazioni) per nominare l’imperatore in greco, che altri dicevano a’jxoxpitiop, non volendo chiamarlo re, ch’era piccola cosa alle orecchie dei romani trionfatori e calpestatori di tanti re, e per proprio abito e genio disprezzatori e avvilitori della dignitá regia, lo chiama il gran re, come appunto chiamavano i greci il re di Persia prima di Alessandro. Povera Roma cosi assomigliata all’impero persiano. Il Peyron (p. 11) scioccamente rende «di un gran re» per «del gran re». Gran re, detto all’imperatore de’romani, si vede anche nel Misopogone di Giuliano (p. 339, d.).