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irreligioso del secolo, la timida politica, e la fatale indifferenza. Si armarono difficoltà, si frapposero ostacoli, si mossero contraddizioni, ma egli superò tutto, di tutto trionfò


    che dagli eterni depositi della divina grazia ci apre la santissima e indulgentissima madre la Chiesa. Dal Grisostomo e dal Magno Leone assume le parole e i pensieri ad esaltare la Romana Chiesa, e da que’ primi Padri passa a uno degli ultimi, cui tanto deve l’Italia, e la Chiesa, a S. Carlo, e colle sue stesse parole ripete. „Questa è quella Città, di cui il terreno stesso, le mura, gli altari, le Chiese, i sepolcri de’ Martiri e qualunque altra cosa contempli cogli occhi ti sveglia subito nell’animo un certo orror sacro, quale il provano e sperimentano quelli che debitamente disposti visitano que’ sacri recinti.„ Avvisi di celeste sapienza rivolge ai Pastori, e maestri dell’anime, onde istruiscano, e indirizzino nella via della salute il cristian gregge, premunendoli opportuno contro coloro, che seguendo una sapienza tutta opposta a quella di Dio, e coprendosi della pelle di pecora spargon tuttora pravi insegnamenti fra i popoli circa questo punto delle Indulgenze, e ciò sotto le mentite divise di zelare una più pura dottrina. Rivolto quindi a suoi Romani, che a ragion chiama popolo di predilezione appo il quale il Principe de’ Pastori collocata volle la cattedra di S. Pietro, e ai quali raccomanda l’edificazione e il contegno che giovi ad illuminare ed ammaestrare tutte l’altre nazioni, loro ricorda l’aureo insegnamento di Paolo a quei di Filippo „de cetero quaecumque sunt vera, quaecumque pudica, quaecumque justa, quaecumque sancta, quaecumque amabilia, quaecumque bonae famae, si qua virtus, si qua laus disciplinae, haec cogitate„ onde possano meritar tuttavia quegli elogi stessi che della loro fede proclamava lo stesso Apostolo. Converrebbe trascriver quì tutta la nominata Bolla, non che l’Enciclica a tutti i Vescovi, che premise il 3 Maggio 1824 e che comincia Ut primum ad summi Pontificatus, monumento anch’essa della sua pietà e della sua dottrina.

    Nè quì fermossi lo zelo di Leone. Eseguito da lui stesso nella Vaticana il sacro rito solenne e sospirato da dieci lustri dell’apertura della Porta santa, nè pago d’aver già fatte varie visite e nelle quattro basiliche e in altre chiese per l’acquisto del Giubileo, volle il 10 Aprile 1825 visitarle a piedi tutte e quattro seguito dal S. Collegio, dalla famiglia sua, da quanti erano pellegrini in Roma e da un popolo immenso: e nel 26 Marzo con più edificante spettacolo, accompagnato da suoi famigliari, dalla guardia nobile e da 72 pellegrini dopo aver celebrata la messa nella Vaticana, e a tutti distribuito l’eucaristico pane visitò a piedi nudi, con esemplarissima umiltà oltre la Vaticana suddetta le chiese di S. Lorenzo in Borgo, di Maria Santissima del Carmine e la Cappella Paolina, nè di ciò contento terminata la sacra funzione tenne