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chiamato), i Francesi in Italia; egli stesso lo confessava e se ne scusava presso i Veneziani: avvedutosi dello sbaglio, volgendosi all’Impero, da se stesso si correggeva.

Se poi, uscendo dalla interpretazione politica, si vuol trovarne una morale, non è difficile pescarne e più d’una. Per esempio: la barca e l’albero (antichissimi simboli), rappresentano la vita umana; il lupo l’avarizia, l’avidità che governa gli uomini, e che solo intende a conquistare la ricchezza, il dominio della terra (aquila). Allegorìa che si potrebbe confrontare bellamente con l’altra che rappresenta una gran confusione d’oggetti diversi cadenti dall’alto, sotto una pioggia torrenziale, e porta la nota: «o miseria umana, di quante cose per danari ti fai servo!» .

Conclusione ultima di questo lungo discorso: che non si può concluder niente con assoluta certezza.

Un altro disegno che il Colvin dalla fattura giudica appartenere al periodo fiorentino, o al primo tempo della dimora in Milano, è conservato a Oxford. Ne fu fatta una descrizione quasi esatta dal Colvin1, e una inesattissima dal Solmi,2 che perciò errò più grossamente del predecessore nell’interpretazione.

Non si può accontentarsi d’un press’a poco, in così sottile materia, ne trinciare giudizi troppo risoluti: quando la certezza non si può raggiungere bisogna esser cauti.

Tento una terza — e spero più accurata — descrizione dell’attraente disegno.

A sinistra di chi osserva, due figure stanno sedute. La prima è una donna (un visetto fiero), che regge con la sinistra uno spadone snudato, e con la destra presenta uno specchio allo compagna. Questa, che a prima vista pare una graziosa fanciulla, è invece un essere binato: ha due facce, una femminile e giovane, e una maschile e vecchia. Ed è questa seconda che si riflette nello specchio. Lo strano es-

  1. Tra i disegni di Windsor n. 184. Ripr. dal Richter, pl. LXIV.
  2. Op. cit. I, p. 16.