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alla vita di leonardo da vinci xxxv

importante il rintracciarne la data. Il Moro si proponeva di render navigabile il canale della Martesana; nel 1483 aveva fatto un editto perchè si ponesse mano al lavoro risalendo l’Adda sino a Trezzo: ed ebbe poi in mente anco la prosecuzione, della quale commise gli studi a Giuliano Vascone, e che gli fu impedita dai disastri del 1499. L’occasione era favorevole a Leonardo, se egli veramente qua venne nell’83, come vuole l’Amoretti, stando all’autorità del cav. Giovan Sabba da Castiglione, il quale asserisce che lavorò sedici anni al colosso distrutto nel 1499. Egli giovane, desideroso di gloria, provvisto di scienza, consapevole della sua forza, egli che aveva scritto a Lodovico la lettera che abbiamo riportata in un tuono tanto sicuro, avrebbe trovata un’opera, alla quale dava il suo nome, colla quale vincere l’invidia? Tuttavia dobbiamo dire che i primi ricordi di mano di Leonardo, i quali si riferiscono a lavori d’idraulica, non risalgono che al 20 marzo 1492;1 e questi contengono la critica di lavori già esistenti e le correzioni necessarie perchè l’opera rispondesse al fine voluto. Queste cose e il nome di Giuliano Vascone rammentato di sopra ci fanno dubitare se lo Sforza adoperasse in quel tempo l’opera ed il consiglio di Leonardo per la condotta delle acque dei navigli, e se per sì fatti lavori egli venisse in credito alla corte di Lodovico. In un altro ricordo di un suo codice intitolato Della luce e delle ombre si legge: «A dì 23 aprile 1490 chominciai questo libro, e richominciai il cavallo». Egli dunque fino dal 1490 occupavasi del Trattato della pittura, ed aveva già cominciati gli studi del cavallo; però dobbiamo riferire a questi tempi l’istituzione della Accademia Vinciana e gli studi dell’anatomia del cavallo, intorno alla quale scrisse un trattato che il Lomazzo vide presso Francesco Melzi, disegnato divinamente di mano di Leonardo. Forse degli anni stessi o poco posteriori sono gli studi dell’anatomia umana, che egli fece in Pavia, aiutato e scambievolmente aiutando Marcantonio della Torre. Nessun’altra data abbiamo di mano di Leonardo anteriore al 1490; e ciò deve farci maraviglia, considerando che egli era solito portar sempre con sè libretti, nei quali notava tutto ciò che gli occorreva di più importante: come dunque spendeva egli i sette anni che corrono dal 1483 al 1490? Alcune rime del Bellincioni, che si riferiscono tra il 1487 e il 1489, ci mostrano Leonardo occupato nel diriger le feste per le nozze di Gian Galeazzo con Isabella d’Aragona, e nel dipingere i ritratti di Cecilia Gallerani e Lucrezia Crivelli amate da Lodovico il Moro. Queste erano tanto potenti, e i ritratti loro furono tanto celebrati da tutti quelli che volevano acquistar grazia presso Lodovico, da doversi credere che fossero cagione di favore a lui che giungeva straniero e senza fortuna in una corte, dove la potenza dell’ingegno e la grandezza dell’animo erano in pregio talora, ma molto più la bellezza del corpo e l’esercizio di tutte le arti che a civili costumi, a molle e lieto vivere si congiungono. Comunque sia, egli dovette, per guadagnarsi di che vivere, abbandonare Firenze tra il 1483 e il 1487, e condursi a Milano, dove

    componerò briccole, manghani, trabuchi et altri instrumenti di mirabile efficacia et fora del usato: et in somma secondo la varietà de’ casi componerò varie et infinite cose da offendere. 9. Et quando accadesse essere in mare, ho modi de molti instrumenti actissimi da offendere et defendere: et navili che faranno resistentia al trarre de omni grossissima bombarda; et polveri o fumi. 10. In tempo di pace credo satisfare benissimo, a paragone de omni altro, in architettura, in compositione di edificii et publici et privati: et in conducere aqua da uno loco ad un altro. Item conducerò in sculptura di marmore, di bronzo et di terra: similiter in pictura ciò che si possa fare ad paragone de omni altro, et sia chi vole. Ancora si poterà dare opera al cavallo di bronzo, che sarà gloria immortale et eterno onore della felice memoria del S.r vostro patre, et de la inclyta Casa Sforzesca. Et se alchuna de le sopradicte cose a alcuno paressino impossibile et infactibile, me offero paratissimo ad farne experimento in el vostro parco, o in qual loco piacerà a Vostra Excellentia: ad la quale umilmente quanto più posso me recomando etc.». Carlo Promis illustrò assai dottamente i capitoli di questa lettera che si riferiscono a lavori militari, nella Memoria prima in appendice al Trattato di architettura civile e militare di Francesco di Giorgio Martini senese (Torino, 1841, in-4o). E già il Venturi stesso riporta alcuni documenti, dai quali apparisce che Leonardo non conosceva solamente quello che sapevasi allora intorno all’architettura militare, ma eziandio molto di quello che rimaneva da fare nell’arte militare moderna.

  1. Amoretti, Mem. cit., pagg. 29-45.