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CAPITOLO NONO.


Nel Villino delle Spine.


I.


Donna Fedele fece portare Lelia svenuta in una camera a due letti, la fece spogliare e mettere a letto. Intanto la fanciulla rinvenne, si guardò attorno sbalordita, spinse via, con un gemito, le mani della cameriera che la componevano sotto le coltri, si eresse con mezza la persona sui gomiti. Donna Fedele ordinò alle due persone di servizio di uscire e accennò loro che restassero nell’anticamera. Chiuse l’uscio, si avvicinò a Lelia, l’accarezzò, le disse piano: «Hai avuto un accesso di sonnambulismo, ti prego di star quieta perchè mi sento tanto male, ho tanto bisogno di riposare anch’io». Le fece dolcemente forza perchè ripiegasse il capo sul guanciale, spense la luce, si coricò silenziosamente nell’altro letto. Soffriva davvero, tanto che poco prima si era quasi decisa di farsi visitare, finalmente; non per paura della morte ma per uno scrupolo di coscienza. Ora tutta l’anima sua era protesa sopra l’altro letto, sopra l’altro corpo, sopra l’altra smarrita infelice anima che aveva cercato, non ne dubitava un momento, di