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iii. — forza e movimento 53

un punto di partenza per la costituzione dei corpi. Viene così a cadere la dottrina dell'atomo1 come elemento primo e semplice, dalla cui composizione derivino i diversi aspetti della materia. Qualsiasi elemento materiale, sia pur piccolissimo, è concepito come composto di parti.

Poiché il continuo è divisibile all'infinito, qualsiasi atomo sarà, in certo modo, come un mondo di infinite specie, e vi saramnno mundi in mundis in infinitum.

(Hypothesis physica nova, Theoria motus e concreti, 1671, G. IV, 201).


Tutta la natura è piena di corpi organizzati, cioè animali e piante o altre specie ancora, e non vi è atomo che non contenga un mondo di creatine, poiché tutto è diviso attualmente all'infinito.

(Lettera al Burnett, 1699, G. III, 250).


Il movimento. La materia, dunque, non è formata di atomi: è divisibile all'infinito, continua, omogenea, tale che mai si potrà arrivare all'elemento più piccolo di essa. D'altro lato, essa non è riducibile a pura estensione, come voleva Cartesio2. Tale concezione, che terrebbe conto nella materia dei soli elementi geometrici e la considererebbe solo in funzione dello spazio che occupa, non è sufficiente per Leibniz. La materia è per lui qualche cosa di più: è anzitutto compattezza, movimento, inerzia. È ciò che oppone resistenza.

Che la natura normale della sostanza corporea sia costituita dall'estensione, mi pare sia affermato da molti con grande sicurezza, ma da nessuno dimostrato; certamente, non derivano dal l'estensione né il movimento o azione, né la resistenza o passione; e neppure le leggi della natura che regolano il movimento e l'urto dei corpi. E veramente il concetto dell’estensione non è primitivo, ma risolubile

  1. Ατομος significa appunto indivisibile.
  2. Ricordiamo che Cartesio, nella sua deduzione del mondo da Dio, prende come punto di partenza le due sostanze: res cogitans (principio spirituale) e res existens (principio della materia).