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10 parte prima — il sistema leibniziano

p. es. che Cristo è nato a Betlemme, nessuno potrà arrivare a tali proposizioni attraverso le definizioni, ma la materia sarà fornita dalla storia, e i testi sovverranno alla memoria.

(Ars Combinatoria, 1666, G. IV, 69-70).


La verità di ragione si fondano dunque su puri principi logici; quelle di fatto invece sull'esperienza. Le une riguardano l'essenza', le altre l'esistenza, quelle il necessario, queste il contingente.

Le verità di ragione sono analitiche. Esse non tanno ohe sviluppare ciò che è già contenuto nelle viscere di ciascun concetto, non aggiungono cioè nulla alla nostra conoscenza delle cose; costituiscono la base del ragionamento deduttivo. Le scienze che da esse derivano sono le logiche e matematiche; i principi su cui si fondano sono quelli di non contradizione, del terzo escluso, che poi si riducono tutti al principio di identità.

Le verità di fatto sono empiriche. Nelle proposizioni che da esse derivano il predicato non è, come in quelle di ragione, già contenuto nel soggetto: vi si aggiunge come qualche cosa di nuovo, che lo aumenta ed arricchisce, ma che non gli appartiene necessariamente per la sua stessa essenza; la cui presenza deve invece essere concretamente constatata, sperimentata volta per volta. Ad esse si applica l'induzione; di esse si occupano le scienze naturali, quello storiche, tutte le indagini che partono dal dato concreto e contingente. Si reggono, queste verità, sul principio di causalità o di ragion sufficiente. (Cfr. p. 17 ss.).

le verità di ragione come possibiliLe verità di ragione hanno dunque su quelle di fatto il vantaggio della assoluta certezza e necessità, o dell'impossibilità del contrario; esse costituiscono una incrollabile base su cui tutta la realtà poggia, un punto di riferimento assoluto e infallibile. D'altra parte, però, hanno una staticità che non permette loro alcuno sviluppo nè variazione: rimangono immobili nella loro fissità. Le verità di fatto, invece, sono bensì casuali, contingenti; non dipendono da nessuna legge a priori; ma appunto questo carattere di non poter venir dedotte da principi già conosciuti, quindi di non essere mai dimostrabili, ma solamente percepibili attraverso i sensi, fa di esse lo portatrici di ciò che è nuovo, imprevisto, mutevole; le pone come l'espressione della