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molti invero, e però tanto più lodevoli); i quali si recarono ai festini al teatro Argentina nella sera di mercoledì undici, di Tordiriona nelle prime ore antimeridiane del giorno di sabato quattordici, per celebrarvi forse la passione e morte di Nostro Signore Gesù Cristo pregandolo ad aver pietà di Pio Vicario, e della Chiesa sua, meschina, derelitta e dolente per la perdita delle Marche, dell’Umbria e delle Romagne. Di più nel giorno sedici l’amica del conte recava al Collemassi quella tal copia a lapis della ricevuta dei denari pagati dal Fausti agli spargitori del preparato chimico Così l’altefata Madama nel giorno 15 recava al dottor Eucherio altro ordine autografo dell’insuperabile Promontorio XIII per i convegni popolari negli ultimi tre giorni di carnevale; e tutto il mondo sa che mentre, sin dal primo giorno di carnevale, non v’era per la via del Corso nelle ore delle feste anima di galantuomo, tranne la famiglia Fausti, alla quale quel furbacchione del cavalier Lodovico aveva imposto di andarci, per le altre vie della città eravi frequenza straordinaria di popolo.1 Giova notare per maggior precisione che sin dal primo giorno di carnevale v’era stato, maggior concorso di popolo nei luoghi indicati, ed al Pincio sopra tutto; ove anzi nel giovedì grasso dodici, avvenne un po’ di subbuglio perchè i valorosi gendarmi pontificii caricarono bravamente una mano di dieci e venti monelli che s’eran messi a camminare soldatescamente, come può verificarsi da un epico articolo inserito il dì dopo nel giornale l’Osservatore Romano Che più? Nella domenica mattina quindici febbraio il teatro Alibert era rimasto coperto dalle fiamme, e madama Diotallevi prima, nel giorno diciotto, si recava a dar notizia al Processante del pagamento di Scudi ducento fatto dal Fausti ad un suo fido perchè li dipartisse in, quattro parti eguali agli esecutori dell’in-

  1. A pag. 284 della Relazione Fiscale si leggono le seguenti parole dette dal Fausti ne’ suoi costituiti a proposito del carnevale: «Mi sono sforzato a dire ai miei amici che andassero al Corso, ho portato, per due volte una figlietta in loggia al Corso, e per varii giorni ho mandato il mio figlio Guido in legno con amici e con un mio nipote; provvedendolo dei denari occorrenti per divertirsi.»