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4 al lettore.

contrafforti dell’Appennino, e precisamente nel villino chiamato Casella. Di famiglia non ricca ma agiata, nel 1847 gli mancò il padre, nel 1850 la madre; mio padre assunse la tutela dell’orfano. Fu educato prima nel Collegio Municipale di Ravenna, quindi, dopo il 1859, nel Nazionale di Torino. Ne uscì nel 1863, e compì gli studi in quel Liceo Cavour allora del Carmine, per venire finalmente nel 1865 ad intraprendere il corso di Giurisprudenza in questa Università di Bologna. La nostra conoscenza, che non aveva altro legame se non le poche e quasi dimenticate memorie dell’infanzia, si riannodò qui in Bologna tanto da divenire vera ed intima amicizia. Qui vivemmo dal 1865 al 1869 la vita lieta e spensierata dello studente, meno nei pochi mesi del 1866 nei quali altri doveri ci chiamarono, e qui egli dimenticava troppo spesso il Codice per Byron, Heine e De Musset, che egli chiamava la sua Trinità.

Dopo la laurea rimase a Bologna. In una notte d’inverno del 1870, che non saprei precisare (era carnevale), nella sua cameretta in via Zamboni, egli mi leggeva qualcuno dei canti che ora si trovano in questa raccolta, e, poiché io lo confortava a pubblicarli, mi rispose scherzando che il farlo sarebbe stata mia cura quando egli fosse morto. Pur troppo lo scherzo divenne profezia. In quello stesso inverno sputò sangue.