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trarca? Non parlo di quel conversare con tanti personaggi illustri dell’antichità, filosofi, capitani, legislatori, oratori, ed artisti d’ogni maniera, ne’ più bei tempi della Grecia, e di Roma, vivendo in certo modo ne’ secoli scorsi, e così dilatando prodigiosamente la nostra esistenza, delle cui angustie a torto si lagna chi non usa, come i bruti, che del presente.

Quindi aveva ragion di scrivere il gran Tullio appunto, che nelle cose stesse, che s’imparano e si conoscono, trovansi gli allettamenti, onde a impararle e a conoscerle noi siam mossi1. Aggiungasi il fine d’ornar sè medesimi, d’esercitar lo spirito e il cuore, e di perfezionare, quanto è in noi, la nostra natura. È forse picciola soddisfazione quella d’un uomo, che sentendosi da un libro sublime, o patetico


  1. v. De Fin. lib. v.