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le poesie 213
XVIII.


     Poscia in me tal provai lugubre senso,
Come dal ciel mi fosse il Sol caduto;
Nè che restasse mai notturno io penso
Viandante in cammin deserto e muto,
Com’io rimasi, nè tra mare immenso,
Senz’ago conduttor, nocchier perduto:
Ed anche in mezzo a cittadino stuolo
Gran tempo andò, ch’esser mi parve solo.

XIX.


     Ma tu, che ove non è fiamma, nè gelo,
Godi, e di stella in stella ora t’aggiri,
Queste ricevi, che ti mando in cielo,
Non so s’io debba dir lodi, o sospiri.
Io sempre Notte pregherò, che il velo
Stenda, e nessuna in ciel nube si miri,
Quasi or vederti, Anima grande e bella,
Mi paja in una, ora in un’altra stella.