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le poesie 189
VI.


     O bella Sera, amabil Dea fra mille,
Che non suonano i miei versi più dolce,
E il gentile tuo viso, e le pupille,
Onde melanconia spira sì dolce,
45E il crin, che ambrosia piove a larghe stille,
E quel, che l’aure rinfrescando molce,
Respiro della tua bocca rosata,
Che non ho per lodar voce più grata?

VII.


     Ma o sia che rompa d’improvviso un nembo,
50Che a te spruzzi il bel crin, la Primavera,
O il sen nuda, e alla veste alzando il lembo
L’Estate incontro a te mova leggiera,
O che Autunno di foglie il casto grembo
Goda a te ricolmar, te, dolce Sera,
55Canterò pur; s’io mai potessi l’ora
Tanto o quanto allungar di tua dimora.