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le poesie 127

Scuri cipressi che a quel colle in cima,
Fate dell’Eremita al sacro albergo
Di triste, e pur soavi ombre corona;
Sapete voi, se dell’Amico il nome15
Odon queste fontane e queste rupi,
O che l’orïental Sole dispieghi
Tutta la pompa dell’ardente luce,
O che in partendo le montane cime
Pinga ed inauri di più dolce foco.20
Sapete, ancor se dal frondoso ramo
Staccai per altri le sonore corde
Dal dì, che la pietosa arte di Coo
Dure leggi m’impose, e vietò il caro
Succo dell’uva, allegrator dell’alme,25
E di note Febée maestro altero.
Ma tazza colma di salubre latte
Mi viene innanzi sul mattin rosato,
E sul caldo meriggio in gelid’acque
Mi raccapriccio: indi m’assido a mensa,30
Non che frugal, presso che nuda, e quale
Non disdiria d’uom penitente al labbro.
Oh! quando fia che ritornare io veggia
(Come tutta di brame e di speranze