Pagina:Le poesie di Catullo.djvu/84

84 Le poesie di Catullo


17E muta prega, ed agli Dei promette
     Cari, inutili doni, e voti appende.
     Ma come quercia o pin, che dalle vette
     Del Tauro, vigoroso ampio si stende,
     Squassando e contorcendo al ciel l’erette
     Braccia, al turbine immane alfin s’arrende,
     E sradicato dall’alpestre altezza
     Ruina, e quanto incontra atterra e spezza;

18Così la belva da Tesèo domata
     Cadde, ai venti agitando invan le corna.
     Incolume l’eroe dall’onorata
     Gesta fra molte lodi indi ritorna;
     Nè dalla dritta via per l’intricata
     Laberintèa spelonca erra o si storna,
     Chè dato a lui da la fanciulla fida
     È un tenue filo all’orme sue di guida.

19Ma devo, errando dal primier soggetto,
     Narrar com’ella agli occhi si togliea
     Del padre, ai baci della suora, al petto
     Della madre che in lei tutta vivea?
     E che, tutto posposto al dolce affetto
     Di Teseo, il mar seco passato avea?
     E che, mentre dormía di Nasso al lito,
     L’abbandonò l’immemore marito?