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conseguito in poco tempo da tale studio, nel ben discorrere argumentare e concludere, assai più che dalle logiche e filosofie di tutto il tempo passato, giunto al sesto libro d'Euclide, si risolse di far sentire al padre il profitto che per sé stesso aveva fatto nella geometria, pregandolo insieme a non voler deviarlo donde sentivasi traportare dalla propria inclinazione. Udillo 'l padre, e conoscendo dalla di lui perspicacità nell'intendere e maravigliosa abilità nell'inventare varii problemi ch'egli stesso gli proponeva, che 'l giovane era nato per le matematiche, si risolse in fine di compiacerlo.

Tralasciando dunque il Galileo lo studio di medicina, in breve tempo scorse gl'Elementi d'Euclide e l'opere de' geometri di prima classe; er arrivando all'Equiponderanti et al trattato De his quae vehuntur in aqua d'Archimede, sovvennegli un nuovo modo esattissimo di poter scoprire il furto di quell'orefice nella corona d'oro di Hierone : et allora scrisse la fabbrica et uso di quella sua bilancetta, per la quale s'ha cognizione delle gravità in specie di diverse materie e della mistione o lega de' metalli, con molt'altre curiosità appresso; quali, benché poi dal Galileo non sieno state fatte pubbliche con le stampe, parte però furono conferite da lui a quei che se gli facevano amici, e parte vanno intorno in private scritture: onde non è gran fatto s'alcuno l'ha publicate per sue o se ne è valso, mascherandole, come di propria invenzione.

Con questi et altri suoi ingegnosi trovati, e con la sua libera maniera di filosofare e discorrere, cominciò ad acquistar fama d'elevatissimo spirito; e conferendo alcune delle sue speculazioni meccaniche e geometriche con il Sig.r Guidubaldo de' Marchesi dal Monte, gran matematico di quei tempi, che a Pesaro dimorava, acquistò seco per lettere strettissima amicizia, et ad instanza di lui s'applicò alla contemplazione del centro di gravità de' solidi, per supplire a quel che ne aveva già scritto il Comandino; e ne' ventiuno anni di sua età, con due anni soli di studio di geometria, inventò quello ch'in tal materia si vede scritto nell'Appendice impressa alla fine de' suoi Dialoghi delle due Nuove Scienze della meccanica e del moto locale, con gran satisfazione e maraviglia del medesimo Sig.r Guidubaldo, il quale per così acute invenzioni l'esaltò a segno appresso il Ser.mo Gran Duca Ferdinando Primo e l'Eccel.mo Principe Don Giovanni de' Medici, ch'in breve divenne a loro gratissimo e familiare: che perciò vacando nel 1589 la cattedra delle matematiche in Pisa, di proprio moto della medesima Ser.ma Altezza ne fu provvisto, correndo egli l'anno vigesimo sesto dell'età sua.