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156 dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo.


Simp. Così è: noi siamo in un dilemma, una parte del quale bisogna per necessità che sia vera, e l’altra falsa; perchè tra ’l moto e la quiete, che son contradittorii, non si dà un terzo, sì che si possa dire: "La Terra non si muove, e non sta ferma; il Sole e le stelle non si muovono, nè stanno ferme".

Sagr. La Terra, il Sole e le stelle che cosa sono in natura? son cose minime, o pur considerabili?

Simp. Son corpi principalissimi, nobilissimi, integranti dell’universo, vastissimi, considerabilissimi.

Sagr. E ’l moto e la quiete quali accidenti sono in natura?

Simp. [Moto e quiete accidenti principali in natura.]Tanto grandi e principali, che la natura stessa per quelli si definisce.

Sagr. Talchè il muoversi eternamente e l’esser del tutto immobile sono due condizioni molto considerabili in natura ed indicanti grandissima diversità, e massime attribuite a corpi principalissimi dell’universo, in conseguenza delle quali non posson venire se non eventi dissimilissimi.

Simp. Così è sicuramente.

Sagr. Or rispondetemi ad un altro punto. Credete voi che in dialettica, in rettorica, in fisica, in metafisica, in matematica, e finalmente nell’università de’ discorsi, sieno argomenti potenti a persuadere e dimostrare altrui non meno le conclusioni false che le vere?

Simp. [Non possono esser i falsi dimostrabili come i veri.]Signor no; anzi tengo per fermo e son sicuro che per la prova di una conclusion vera e necessaria sieno in natura non solo una ma molte dimostrazioni potissime, e [Per prova delle conclusioni vere possono esser molte ragioni concludenti, ma per le false no. ]che intorno ad essa si possa discorrere e rigirarsi con mille e mille riscontri, senza intoppar mai in veruna repugnanza, e che quanto più qualche sofista volesse intorbidarla, tanto più chiara si farebbe sempre la sua certezza; e che, all’opposito, per far apparir vera una proposizion falsa e per persuaderla non si possa produrre altro che fallacie, sofismi, paralogismi, equivocazioni e discorsi vani, inconsistenti e pieni di repugnanze e contradizioni.

Sagr. Ora, se il moto eterno e la quiete eterna sono accidenti tanto principali in natura, e tanto diversi che da essi non posson dependere se non diversissime conseguenze, e massime applicati al Sole ed alla Terra, corpi tanto vasti ed insigni nell’universo, ed essendo di più impossibile che l’una delle due proposizioni contradittorie