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598 difesa contro alle calunnie ed imposture

nel fine di questo medesimo capitolo la undecima proposizione del Magini.

La undecima del Capra è la duodecima del Magini.

La duodecima del Capra è la decimaquinta del Magini.

Nel capitolo 13 del Capra sono la 17 e la 19 del Magini.

La 14 del Capra è la 21 del Magini.

La 15 del Capra è la 22 del Magini.

La 16 del Capra è la 24 del Magini.

Nel cap. 17 del Capra si contengono la seconda e la quarta del Magini, De profunditatibus.

La 18 del Capra è la sesta del Magini: ma con l’aggiunta di un errore del Capra, il quale, volendo mettere un poco di operazione ella fatta sopra le Linee Aritmetiche, si perde, e dovendo pigliare sopra le dette linee, messe a squadra, l’intervallo della metà del numero della distanza AC, che è la lunghezza della declività del monte, scrive che excipiatur intervallum inter dimidium partium abscissarum, che sono i punti tagliati dal perpendicolo sopra lo Strumento; il che saria error grande, e l’operazione falsa.

La decimanona ed ultima del Capra è la nona del Magini. E tutte queste regole, non solo quanto all’essenza delle operazioni, ma per lo più ancora quanto a le parole stesse, son copiate da i luoghi citati: avvertendo però, che mettendo il Magini due regole da misurare, una col Quadrante e l’altra col Quadrato Geometrico, e mettendo sempre innanzi le operazioni del Quadrante, i titoli di queste operazioni poste dal Capra si trovano per lo più nelle operazioni del Magini fatte col Quadrante, e però nella operazione del Magini che precede a quella che qui vien da me citata; ma il modo poi dell’operare si trova nel Magini nelle proposizioni stesse citate da me.

Or eccovi, giudiziosi lettori, tutti i motivi, le concitazioni, le esecuzioni, i progressi, ed in fine l’ultima riuscita di questa disonorata machinazione di Baldessar Capra, milanese, contro la riputazion mia: la quale impresa, ben che superi ogni nostra immaginazione, non avanza però l’animosità sua, sentendosi egli un cuor di lione per far prede ancor più grandi, qualunque volta questa appresso il mondo avesse avuto spaccio; di che egli per sè stesso è chiaro testimonio, concludendo la sua prefazione con queste parole: Interim te compello, et rogo candide Lector, ut has meas lucubrationes boni aequiqne considas, quod