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chiedere il suo denaro. L’eunuco metteva la mano alla borsa per darglielo, allorchè un grido annunziò la comparsa del gran visir Giafar, che usciva. Subito gli eunuchi ed i mamelucchi alzaronsi per far ala, e Sandal, al quale il visir fe' cenno colla mano di voler parlare, lasciò il pescatore. Credette Califfo che l'eunuco non volesse pagarlo, e si mise a gridare: — Dio punisca la gente senza fede, e tutti quelli che s'impadroniscono degli averi de’ poveri senza pagarli!» Giafar domandò cosa volesse colui, e l’eunuco glielo narrò in due parole, dicendogli essere quel medesimo pescatore del quale il califfo erasi preso spasso il giorno innanzi. — Non poteva capitare più a proposito,» rispose Giafar; «il califfo è disperato per la morte di Forza-dei-Cuori: ho inutilmente cercato di consolarlo; forse riusciremo a distrarlo col costui aiuto. Trattenetelo qui, mentre torno dal principe. —

«Giafar lo trovò sempre in preda alla più viva disperazione; baciò la terra, e gli volse queste parole, secondo l’uso: — Salute al Commendatore dei credenti, al sostegno della religione, al discendente del Profeta, al grande Aaron-al-Raschild!» Il califfo alzò la testa e gli rese il saluto in codesti termini: — Salute a te pure! Dio sparga su te la pace e la misericordia sua. — Permette il Commendatore de’ credenti,» domandò Giafar, «al suo schiavo di parlare? — Parla: non sei il mio gran visir? — Sire,» proseguì Giafar, «il vostro maestro e compagno, il pescatore Califfo, sta alla porta del palazzo, e si lagna amaramente del suo allievo il trombetta che l'ha abbandonato; e vuol cercarne un altro.» Malgrado i singhiozzi che lo soffocavano, non seppe Aaron trattener le risa. — Davvero,» disse, «il pescatore è qui alle porte? — Come vi dico, Commendatore de’ credenti. — Ebbene, in tal caso bisogna ch’ei paghi il lavoro che gli feci ieri, oppure ch’io il ri-