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mestiere di masnadiere, e non temi il Signore dell’universo? — Chi è il Signore dell’universo?» chiese Gemerkan. — Come! non lo conosci nemmeno?» sclamò Gharib; «ed a chi dunque, ricorri nelle disgrazie? — Io?» riprese Gemerkan; «io adoro una focaccia di burro e miele, che mangio di quando in quando, ed allora ne faccio una nuova.» Gharib sorrise, e: — Non devesi adorare che Dio, » gli disse, «Dio che creò quanto trovasi sulla terra pei bisogni delle sue creature, e la cui potenza si estende su tutto ciò che esiste. — E chi è questo Dio, » chiese Germerkan, «affinchè lo adori? come si chiama? — Chiamasi il Dio potente; egli ha distesi i cieli sulla nostra testa, fatto nascere gli alberi, e zampillare le fonti dal seno della terra; creò i quadrupedi, gli uccelli, gli uomini ed i rettili; è dappertutto, vede tutto, e niuno il vede. Lode e gloria a Dio, non essendovi altro Dio fuor di lui! —

«Sentì Gemerkan commoversi a tale discorso il cuore, ed un brivido gli scosse tutto il corpo, tanto quelle parole avevano agito profondamente su di lui. — Cosa si deve fare, signore, » domandò a Gharib, «per diventar credente ed adorare il Dio onnipossente? — Di’: Non v’è altro Dio che Dio, ed Abramo è il diletto di Dio! Queste parole bastano per salvarti l’anima. — Ciò non è difficile, » riprese Gemerkan, e pronunziò la sua professione di fede. — Risenti adesso, » interrogollo Gharib, «risenti nel cuore la dolcezza dell’Islam? — Sì, l’assaporo come il latte ed il miele. Or bene! sciolgansi i suoi lacci!» sclamò il nostro eroe.

«Resagli la libertà, baciò la mane ed i piedi del giovane. D’improvviso si vide sollevarsi un gran nembo di polvere; Sehmalleil partì colla leggerezza d'un uccello onde conoscerne la causa, e tornò ad annunziare ch’era la tribù dei Beni Hamir, amici e pa-