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ed allora Giansciah ed i suoi compagni si accorsero
di essere a gran distanza dalla riva; mentre facevano
tutti gli sforzi per toccar terra, li sorprese la
notte, ed un violentissimo vento, alzatosi d’improvviso,
rese la barchetta scherzo dell'onde in mezzo alle
tenebre. Intanto Tigmos stava in grande inquietudine
pel figliuolo, e spedì da tutte le parti in cerca
del giovane. Uno di questi trovò il mamelucco che
custodiva i cavalli, il quale narrò come Giansciah
si fosse imbarcato; racconto che immerse il re in
ispa ventosa disperazione, talchè gettata a terra la corona,
si percosse il petto e strappossi i capelli. Fe’ scrivere
a tutte le isole, e mandò più di cento corrieri
per aver nuove del principe.
« Questi era approdato co’ compagni in un’isola sconosciuta, in mezzo alla quale scorreva una fonte ove fermatisi, vi videro un uomo cui salutarono. Quell’uomo rispose loro con una voce di falsetto simile al grido d’un uccello; poi, fessosi per metà, si divise in due parti, una delle quali camminava a destra e l'altra a sinistra. Fu colui seguito da gran numero d’altri uomini i quali, giunti alla fontana, tagliaronsi come lui per mezzo, e si precipitarono su Giansciah ed i compagni, i quali si diedero alla fuga, ma non abbastanza ratti che tre mamelucchi non fossero prosi e divorati vivi, mentre gli altri tre ed il principe pervennero con sommo stento ad imbarcarsi. Navigarono per tre giorni, e venute allora a mancar le vettovaglie, furono costretti ad uccidere la gazella. Finalmente, giunsero ad un’amena isoletta, coperta d’alberi fruttiferi ed inaffiata da mille ruscelli cristallini; Giansciah comandò ai tre compagni d’andar alla scoperta per vedere se l'isola non fosse mai abitata da quella specie d’uomini provvisti di sì. buon appetito, anche dopo che si erano fessi in due; quanto a lui, rimase nella barca.