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l’affetto dei popolo e dell’esercito. In tal guisa, conciliatisi i cuori, ciascuno era ebbro di gioia e gratitudine; la sola regina sospirava pel suo diletto Alisciar. Sparsè pure i suoi favori e distribuì abiti d’onore nel serraglio; ma invece di passare la notte colla moltitudine di schiave che gareggiavano per ottenere un suo sguardo, la passò tutta intera in veglie e preghiere; di modo che le donne dicevano; — Qual disgrazia che il re sia tanto divoto! —

«Scorso in tal guisa un anno intero senza che Smeraldina udisse parlare di Alisciar, si fece venire dinnanzi, il primo giorno del secondo anno, i visiri e gli offiziali della corte, e comandò loro di far costruire un vasto anfiteatro, nel mezzo del quale sorgesse magnifica cupola, sotto cui fossero disposti i sedili pei grandi dell’impero. Quivi la regina diè loro uno splenedido banchetto, e li fece rivestire d’abiti d’onore; poscia comandò che, in avvenire, il dì primo di ciascun mese sarebbe tutto consacrato ai divertimenti, vietò, sotto pena di morte, di aprire in tal giorno le botteghe ed occuparsi d’affari. Il dì primo del mese seguente, dunque, tutto il popolo adunossi davanti al re: ciascuno mangiava, beveva e divertivasi a suo talento, sapendo non poter recargli maggior piacere.

«Era Smeraldina lieta in fondo al cuore, poichè sperava sempre che quella riunione di popolo potesse procurarle notizie del suo caro Alisciar. Di repente, ecco alzarsi un uomo per prendere un piatto di riso e latte condito con zucchero e cannella. — Non ti vergogni,» gli disse il vicino, «d’esser ghiottone a segno d’impadrodirti per te solo d’un piatto sì grande? Dovresti contentarti di ciò che ti sta dinanzi. — Ho fatto così,» rispose colui, «perchè non mangio intingoli, ed è appunto quello che mi trovo davanti. — Son certo;» disse tra’ denti un terzo, «che quel cane è un cristiano, e che oggi è giorno di di-