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li, abbiate pietà d’un infelice!» Fattolo avvicinare, non fu mediocre la sua sorpresa, riconoscendo in colui l'indegno suo compagno, il perfido Abu-Niutin, che lo aveva sì vilmente abbandonato nella cisterna. Senza farsi conoscere, nè lasciar trasparire altra emozione, fuor di quella che la pietà produce, lo fe’ condurre al bagno, dove fu rivestito d’un abito magnifico, e quindi ricondotto al consiglio. Ritirandosi allora nel proprio gabinetto con lui: — Mio vecchio amico,» gli disse Abu-Niut, «non mi riconosci? — No, o signore,» rispose l’altro. — Hai dunque dimenticato Abu-Niut, tuo compagno e benefattore, che sì vilmente tradisti?» Gli narrò poscia tutte le sue avventure, ed assicurollo che, lungi dal conservare alcun rancore pel suo tradimento, lo risguardava come il volere del destino e come lo strumento dalla fortuna adoperato per innalzarlo alla nuova sua dignità ed accordargli ricchezze, che pur voleva dividere con lui. Ma nulla poteva cangiar il cuore dell’invidioso Abu-Niutin; che, invece di ringraziare il generoso amico per la clemenza e liberalità sua, sclamò: — Giacchè la cisterna è stata tanto a lui favorevole, perchè non lo sarebbe anche per me?» Sì dicendo, alzatosi d’improvviso, senza nemmeno prendere onesto congedo, lasciò Abu-Niut, il quale, sempre generoso, non si offese di quell'indegno procedere.

«Corso pertanto Abu-Niutin alla cisterna, vi discese coll’ aiuto d’una corda, e là sedette, aspettando con impazienza l’arrivo de’ due geni. Ci vennero essi infatti verso mezzanotte, e, fermatisi sull’orlo, interrogaronsi sulle vicendevoli avventure. — Dopo che ci siam da ultimo veduti,» disse uno, «ebbi disgraziato il giuoco; uno scaltro musulmano trovò il segreto d'ingannarmi, ed ha sposata la principessa. Nè posso vendicarmene, poichè si trova sotto la protezio-