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per ottenermi la di lei assistenza ne’ bisogni ch’io! possa avere, e da quest’oggi concedere ch’io metta questo credito alla prova. Voi non ignorate a quale spesa esorbitante, senza parlare dell’imbarazzo, i miei generali, gli officiali subalterni ed io stesso andiamo soggetti tutte le volte che dobbiamo metterci in campagna in tempo di guerra, onde provvederci di padiglioni e di tende, di cammelli ed altre bestie da soma per trasportarli; se, poneste attenzione al piacere che mi fareste, son persuaso non troverete difficoltà veruna a far in guisa che la vostra consorte v’accordi un padiglione, il quale stia nella mano, e sotto cui tutto il mio esercito possa stare al coperto, specialmente quando le avrete fatto conoscere ch’è destinato per me. La difficoltà della cosa non vi attirerà un rifiuto: a tutti è noto il potere che hanno le fate di farne di più straordinarie. —

«Il principe Ahmed non aspettavasi che il padre dovesse esigere da lui una cosa simile, la quale parvegli sulle prime difficilissima, per non dir impossibile. In fatti, benchè non ignorasse assolutamente quanto fosse grande il potere dei geni e delle fate, dubito, nondimeno, che si estendesse sino a concedergli un padiglione come gli chiedeva. D’altra parte, sin allora non aveva domandato nulla di consimile alla consorte, accontentandosi dei continui segni ch’essa gli dava della sua passione, e non dimenticando nulla di ciò che poteva persuaderle ch’egli vi corrispondeva di tutto cuore, senz’altro interesse se non quello di conservarsi nelle di lei buone grazie. Così si trovò imbarazzatissimo sulla risposta da dare.

«— Sire,» ripigliò, «se ho fatto un mistero a vostra maestà di quanto m’è occorso, e del partito da me preso dopo aver trovata la mia freccia fecilo perchè mi parve dovesse importarle poco d’esserne informata. Ignoro in qual guisa abbia potuto sapere il mistero;