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«Il sultano, ben lungi dal pensiero che Ahmed fosse capace di formare un disegno sì malvagio qual era quello che i favoriti pretendevano d’insinuargli, rispose loro: — Voi burlate; mio figlio mi ama, ed io sono vie maggiormente certo del suo affetto e della fedeltà sua, perchè non mi ricordo d’avergli dato il minimo motivo d’essere scontento di me. —

«A tali parole, un favorito prese l’occasione di dirgli: — Sire, benchè vostra maestà, a giudizio generale de’ più sensati, non abbia potuto adottare miglior partito di quello da lei preso per mettere d’accordo i tre principi in proposito del matrimonio della principessa Nuronnihar, chi sa se il principe Ahmed sìasi assoggettato alla decisione della sorte colla medesima rassegnazione del principe Hussain? Non può essersi immaginato di meritarla egli solo, e che vostra maestà, invece di accordargliela preferibilmente a’ suoi fratelli maggiori, abbiagli usato ingiustizia, rimettendo la cosa alla decisione della sorte?

«Vostra maestà può opporre,» aggiunse il maligno favorito, «che il principe Ahmed non da verun segno di malcontento, che vani sono i nostri timori, che ci spaventiamo troppo facilmente, e che abbiam torto a suggerirle sospetti di tal natura contro un principe del suo sangue, che forse non hanno fondamento; ma, o sire,» proseguiva il favorito, «questi sospetti possono fors’anco essere ben fondati. Vostra maestà non ignora che in affare sì dilicato ed importante, bisogna appigliarsi al partito più sicuro; consideri che la dissimulazione da parte del principe la può illudere ed ingannare, e che tanto più è a temersi il pericolo, poichè sembra che il principe Ahmed non dimori molto lontano dalla sua capitale. In fatti, ov’ella vi abbia prestata la medesima attenzione di noi, avrà potuto osservare che tutte le volte ch’ei giun-