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contro il suo popolo, e tremano di spavento. Sale egli sul trono, e fattosi avvicinare il gran visir: — Hassan,» gli dice, «ho da darti un ordine; va immediatamente a prendere mille soldati della mia guardia, ed arresta tutti i principi miei figliuoli; chiudili nella torre destinata a servir di prigione agli assassini, e ciò sia fatto sul momento.» A quell’ordine straordinario fremettero tutti gli astanti; il gran visir, senza risponder sillaba, si pose la mano sul capo per dinotare la propria obbedienza, ed uscì dalla sala per andar ad adempiere un incarico ond’era molto stupito. Intanto il re rimandò le persone che venivano a chiedergli udienza, e dichiarò che per un mese non voleva udir parlare di affari. Trovatasi ancora nella sala, quando Hassan tornò. — Ebbene, visir,» gli chiese il principe, «i miei figliuoli sono tutti nella torre? — Sì, o sire,» rispose il ministro; «siete obbedito. — Non è tutto,» ripigliò il re; «ho ancora un altro ordine da darti.» Ciò detto, uscì dalla sala d’udienza e tornò nell’appartamento di Piruzè col visir che lo seguiva. Quivi domandò alla principessa dove fosse alloggiata la vedova di Kodadad, e le donne di Piruzè avendoglielo indicato, giacchè il chirurgo non l’aveva nel suo racconto taciuto, rivoltosi allora il re al ministro: — Va,» gli disse, «in quel caravanserraglio, e conducimi qui una giovane principessa che vi sta alloggiata; ma trattala con tutto il rispetto dovuto ad una persona del suo grado. —

«Non mise il visir gran tempo ad eseguire quell’ingiunzione: montò a cavallo con tutti gli emiri e gli altri cortigiani, e recatosi al caravanserraglio ove trovavasi la principessa di Deryabar, le espose l’ordine avuto e presentolle, da parte del re, una bella mula bianca che aveva sella e briglie d’oro, tempestate di rubini e di smeraldi. Vi salì la giovane, ed in mezzo a tutti quei signori s’avviò al palazzo,