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NOTTE XCII


Schahriar prevenne la sultana, e le chiese che cose avesse il giovine raccontato al califfo Aaron-al-Raschid. — Sire,» rispose Scheherazade, «egli prese la parola in questi termini:

STORIA

DELLA DAMA TRUCIDATA E DEL GIOVINE SUO MARITO.


«Commendatore de’ credenti, deve vostra maestà sapere che la dama trucidata era mia moglie, figlia del vecchio che qui vedete, mio zio paterno. Aveva essa appena dodici anni quando la sposai, ed undici ne trascorsero da quel tempo. Ebbi da lei tre figli maschi tuttora viventi, e devo renderle la giustizia, che non mi diè mai argomento di dispiacere. Era saggia, morigerata, e metteva tutta la sua attenzione a compiacermi. Dal canto mio, io l’amava con passione, e lungi dall’oppormi, ne proveniva anzi tutti i desiderii.

«Sono circa due mesi che infermò; n’ebbi tutte le immaginabili cure, e nulla risparmiai per farla prontamente guarire. Dopo un mese, cominciò a star meglio, e volendo andare al bagno, prima di uscire di casa mi disse: — Cugino (così mi chiamava per familiarità), vorrei mangiare qualche pomo; mi fareste gran piacere se poteste trovarmene; è molto tempo che ho questa voglia, e vi confesso che è tanto ac-